lunedì

DA QUEL GIORNO...

Dopo una settimana che ci frequentavamo, Edu aveva iniziato silenziosamnte e inesorabilmente a colonizzare la mia casa, tutto quello che era mio; il mio letto, la mia cena, il mio stereo, il mio cane, veniva da lui candidamente declinato in, il nostro letto, la nostra cena, il nostro stereo ed in fine, non senza sguardi gelosi e perplessi da parte mia, il mio amato cane, diventare il nostro amato Pedro. Vedere il mio coinquilino da quattri anni, scodinzolare dietro la porta, mentre Edu saliva le scale, all'inizio non la presi bene, ero combattuto, vederli felici giocare insieme, vedere Pedro che prontamente rispondeva ai comandi di quel giovane uomo, che una settimana prima neanche ne sapevo l'esistenza un po' mi urtava. Erano passati appena due anni da la mia ultima storia, con dolore avevo accettato, metabolizzato la separazione; ricominciare, perchè di quello si trattava, mi spaventava, sentivo che stavo perdendo quella indipendenza e gradevole solitudine, che faticosamente mi ero ricostruito.
Un pomeriggio, Eduardo mi aveva chiamato al telefono, dicendomi che alla cena ci avrebbe pensato lui; Così uscendo dall'ufficio, passò per il supermercato, e tornato a casa, dopo avermi baciato e fatto un pò di coccole a Pedro, si tolse la giacca preparò due bicchieri di rosso e brindammo, poi si mise ai fornelli.

Lo osservavo, lui mi sorrideva mentre girava l'insalata, c'éra musica di sottofondo, un odore di buon cibo, Pedro sdraiato sul cuscino che dormiva profondamente. Ero improvvisamente a disagio, tutto quello non mi apparteneva, mi feci serio, mi rivolsi a Edu e con tono asciutto e distaccato dissi < Edu, io non me la sento, è successo tutto così velocemente, forse non voglio tutto questo, magari è meglio se ci vediamo ogni tanto per fare qualcosa insieme, eh?, Che ne dici? >, ecco lo avevo detto! Ora avrebbe posato mesotoli e pentole e serenamente, mi avrebbe dato ragione, avremmo cenato e poi ognuno a casa sua, come è normale che sia. Edu infatti posò mestoli e pentole, mi poggiò una mano sulla spalla e fissandomi, aggrotto le sopraciglia, degludì e mi rispose con un tono a tratti ironico <... Ma te la stai tirando con me? Ancora non lo hai capito? Sono io l'uomo della tua vita, dammi un altro po' di tempo per dimostrartelo, le cose non devono andare sempre come ce le immaginiamo, a volte possono andare anche meglio >. Con uno sforzo di fantasia, vedevo questa situazione dal di fuori, visualizzavo due uomini, uno pieno di energia propositiva e stimolante, e poi io, indurito e timoroso, uno di quelli che io stesso avrei definito l'uomo Sabbia mobile (i peggiori !), ora era chiaro...mi stavo odiando e pure un po' compatendo, dovevo rompere quel sinistro'incatesimo, dovevo fare qualcosa... io iniziavo ad amare Eduardo, la sua autenticità, la sua allegria, così simile alla mia e sopratutto iniziavo ad amare il suo corpo, quei piedi spigolosi e quel naso arabo e tutto il resto.

Tornai a guardarlo, era li che aspettava una mia reazione, in quel preciso momento intuii cosa la mia vita mi stava chiedendo di fare, era la vita che mi comandava e io umilmente ubbidivo
...mandai a 'fanculo, l'uomo sabbia mobile e poi qualcosa nello spazio scuro della mia mente iniziò a lampeggiare, esattamamente con una insegna al neon, visualizai una parola, prima sfocata, poi sempre più nitida e brillante, una parola tanto semplice, ma difficile e complessa nello stesso tempo, una parola che aveva il sapore di una piccola vittoria.. LEGGEREZZA ; Prepotente, campeggiava come Hollywood a L.A., la leggevo, lettera per lettera, ero io che l'avevo composta, L.E.G.G.E.R.E.Z.Z.A ... è lasciarsi innalzare, darsi una possibiltà di volo, togliersi le zavorre, correre fino al precipizio e accorgersi che dopo, non c'è caduta, ma un vento caldo e ascensionale, che ti porta ancora più in alto, e comprendi li, sospeso nella atmosfera, che c'è un inizio e una fine per tutte le cose, c'è stato un primo giorno in cui ho incrociato gli occhi luminosi di Edu e ci sarà un ultimo giorno, quando chiudendo i miei, non vedrò più i suoi.
 Vivere in un tempo finito, dove tutto è vita e tutto è morte, mi dava la misura di tutte le cose, l'amore per Eduardo mi segnava la via ...,sospirai e sereno, pacato e appagato, dissi <... Si, basta con tutte queste pippe mentali e sopratutto non intendo rovinare questa magnifica cenetta! >; alzai il volume dello stereo, presi le sue mani e iniziai a ballare una specie di tango figurato, poi cenammo, ci scolammo due bottiglie di rosso e facemmo l'amore tutta la notte...o almeno mi è sembrato, il risveglio fu anche meglio, doccia insieme (è bello farsi insaponare la schiena) e poi un caffè forte e caldo e giù a portare Pedro a fare pipì, chiacchierando dei progetti della giornata, così, normalmente.

Quel giorno, fu un giorno Rock'n'Roll, il cuore era una batteria, il sangue una chittarra elettrica, intorno a noi colori saturi e brillanti e i baci sulla bocca, raggi laser.
La nostra vita condivisa, aveva ufficialmente inizio...  



venerdì

NOTTE CONFUSA A NEW YORK.

L'ultima volta che siamo andati a N.Y. Abbiamo deciso di prendere un appartamentino nell' East village, niente di che, un punto di appoggio, dove dormire o se troppo stanchi, farsi portare una pizza a domicilio. La palazzina era vecchia, e come oltrepassavi il portoncino, venivi avvolto da una atmosfera , decadente, urbana , jazz, praticamente quello che cerca una coppia gay europea e filo-Hipsters, le scale strette di legno e moquettes fiorata, salivano fin sopra l'ultimo piano, dove noi alloggiavamo. Il monolocale, era poco arredato, con mobili anni '70, un quadro astratto a colori fluorescenti sopra i letto, invece ci riportava alla street art anni '80 e poi le solite due finestre, stile “west side story”,con vista sui tetti, quelle che si aprono verticalmente e danno sul ballatoio in ferro della scala antincendio.
Lo so, dire che NY è bellissima, è poesia urbana, che camminando per Manahttan ti senti parte di un progetto estetico, lo so, è da provinciali dirlo..ma ciò non toglie che effettivamente sia così. We love NY!
Una sera qualsiasi, decidemmo di rivivere i fasti, di quella queerculture che fù, quella dei locali sinistri, dei bar poco raccomandati, atmosfere decisamente in via di estinsione. A Greenwich Village o a Chelsea, dove negli anni '80 si aggiravano loschi figuri vestiti di pelle, stile AL Pacino a “Cruising”, oggi si aggirano turisti in cerca di rassicuranti ristorantini alla moda.
Ma noi comunque riuscimmo a trovare un bar, con insegne al neon, muri scrostati e porta con spioncino e campanello, il nostro ritorno al passato aveva inizio...drrriiin!!
Il posto non aveva un buon odore, l'eta media dei pochi avventori era decisamente alta, probailmente gli stessi clienti da trent'anni, pareti scure, luci basse, bancone circolare in legno nero e marmo verde con un barista portoricano a petto nudo nel centro, la musica deep house completava il tutto, eravamo piacevolmente a disagio.
Simulavamo disinvoltura e fairplay, noi con le nostre magliette stampate e jeans con risvolto, ci sedemmo in quella specie di arena, dove il protagonista indiscusso era il volgarissimo barman esotico, e ordinammo da bere....si fa così no?
Il nostro istinto comune, fu quello di commentare ironicamente il tutto, qualcuno ci osservava accennando sguardi da rimorchio, sorridevamo pensando che “se le pareti potessero parlare, quante ne direbbero”.
Stavamo bene li, mentre bevevamo wodka tonic, ripensavamo a quando questi locali, nascosti, sordidi, tenuti a vista dalla polizia, erano gli unici posti, dove gli omosessuali si rifuggiavano per esprimere come potevano la loro sessualità. Tutti noi (inteso come genere umano), proviamo attrazione verso la nostra zona d'ombra, l'equilibrio sta proprio nel conoscerla, comprenderla educarla, l'equilibrio sta nell'educare anche la nostra parte sociale, ipocrita e puritana, quella del giudizio facile, del giudizio colettivo.
Comunque le chiacchiere stanno a zero, perché da li a pochi minuti, sarebbe successo qualcosa di inaspettato.

Dopo un solo vodka tonic sia io che Edu ci sentivamo completamente storditi, faticavamo a stare in piedi o a parlare...ma che avevano quei cocktail? Forse troppa vodka, guardavo il barman sbiascicando “ma è fortissimo!” accarezzandomi il braccio mi rispondeva “ne vuoi un altro, querito?”... Edu, pure lui, che l'alcol lo regge sul serio, era K.O.,i suoni erano ovattati, le luci e le facce sfocate, barcollando decidemmo di uscire da li, non prima di essere passati in bagno per sciacquarci la faccia o tentare di vomitare... il barman e altri due ci seguirono, ridendo e parlando tra loro, con una gentilezza prepotente, ci toccavano un po dapertutto,cercando di spigerci verso una zona buia... già vedevo noi protagonisti di un snuff movie, venduto sottobanco, Eduardo, iniziò ad alzare la voce, gridando “Help, Help!” alla fine, riuscimmo a liberarci e spingendo e strattonando, ci ritrovammo all'aria fresca, sconvolti, scossi e completamnte fuori, prendemmo un taxi e ci allontanammo da li.
Ne riparlammo a lungo di quella esperienza, cercando di aggiungere dettagli, ma è a tuttoggi confuso; era la nostra suggestione? Volevano derubarci? Volevano farci la festa? O volevano solamente aiutarci? Non potremmo mai dirlo con certezza, un cocktail non ti stende in quel modo,non eravamo nemmeno a digiuno. Ripensandoci ci viene ancora quel senso di disagio, di pericolo metropolitano, quello stato diffuso di imprecisato imbarazzo e a raccontarlo ci da quel brividino dello scampato pericolo... che a noi, infondo infondo, non ci dispiace.


martedì

SEPARAZIONI

La sera, prima della mia partenza per Roma era arrivata, avevamo passato quindici giorni intensi, mi ero preso cura di lui più del necessario, gli avevo rimesso a posto l'armadio dei vestiti, rifatto gli abbinamenti , comprato alcuni golfini e pantaloni che gli servivano; quasi tutte le mattine gli portavo il caffè a letto e quando rincasava la sera gli facevo trovare un bicchiere di rosè fresco con un pò di succo di mirtillo e una fragola intera messa dentro e brindavamo a noi. L'ho fatto perché Eduardo in questo periodo lavora molto, ritorna stanco con una faccetta provata , ma sempre con il sorriso e tento di rigenerarlo con queste piccole attenzioni... perché lo amo, perché se lo merita e perchè è anche il compito di un compagno farlo.
Così a letto, prima di addormentarsi, mi abbracciava e appoggiando la testa sul mio petto, mi ripeteva di non partire;  Mentre gli accarezzavo i capelli e mi riempivo di tenerezza, la mente andò ad un fatto che mi successe qualche anno fa.. e che portava all'estremo il concetto di separazione e che quella notte ripensandoci, mi tolse il sonno.

Ero ad un aperitivo con alcuni amici, nella zona di Testaccio, stavo già con Eduardo e lui, già allora viaggiava spesso per lavoro e quindi non era li con me.
Mi allontanai dal gruppo, per andare in bagno e mentre finivo di fare pipì agli urinatoi, una voce alle mie spalle mi dice < complimenti alla mamma, che t'ha fatto cosi  > ... perplesso mi girai e di fronte mi trovai un uomo dall'aspetto vagamente dimesso, con quella che a colpo d'occhio, poi confermato, sembrava essere una paresi, che colonizzava  metà del corpo e che gli faceva assumere una posizione innaturale, mentre la bocca leggermente collassata da un lato, lo faceva sbiascicare un po nel parlare, però nell'insieme  era gradevole, il suo sguardo era vivo e penetrante e sembrava simpatico, così risposi < Ho capito, pensi di essere Alvaro Vitali, io Carmen Russo e questo il set di Pierino la peste, non ci sono altre spiegazioni  lo dissi divertito e con leggerezza , mentre uscivo.
Più tardi, mi cercò e si sedette vicino a me, gli sorrisi e dissi < aspetta, prima che inizi a parlarmi, sono fidanzato e credo alla fedeltà come forma di disciplina sentimentale > e lui  < quindi non si scopa? > risi tanto, sto tipo era realmente acuto e brillante, < No, non si scopa!  iniziammo a parlare e si presentò così< Sono Andrea e mi piace rimorchiare , non solo nei cessi > , scherzammo su quella didascalica presentazione e poi incuriosito mi feci raccontare delle  varie situazioni e tipologie che gli capitavano nel suo rimorchiare, non so se tutto corrispondesse a verità e in fondo neanche mi interessava, mi stavo divertendo e dopo un po feci la mia prevedibile domanda < ma non ti sei mai innamorato?> ... <Si è successo... > vedendolo imbarazzato, aggiunsi < vabbe, a tutti capita di non essere contraccambiati...è normale facendosi serio e composto, rispose < Sai, io un amore l'ho avuto, un amore solo, si chiamava Roberto, vivevamo insieme...un giorno mi arriva una telefonata in ufficio, era la madre, che tra le lacrime e i singhiozzi, riuscì a dirmi solamente, Roberto è morto!... non mi ricordo più niente, dal dolore sono caduto in coma, mi sono risvegliato dopo quindici giorni, con mezzo corpo che non si muove, con mezza bocca che non si muove... vedi prima ero così > tira fuori il portafoglio e dal portafoglio una fotografia a colori <  Quì, siamo io e Roby in vacanza, era bello vero?, la foto dai bordi rovinati, era l'icona della felicità,  due uomini abbracciati e sorridenti  sotto un sole estivo, tra un mare azzurrissimo e un cielo senza nuvole;  Andrea prima del colpo, era bello sul serio, il suo compagno lo avrei definito ordinario, ma lui lo vedeva con gli occhi dell' innamorato.
La conversazione divenne naturalmente cupa, intima, l'ironia lasciò il passo alla tristezza, le parole divennero basse, rallentate, raccontò della sua solitudine < penso a Roby continuamente, nei momenti più diversi; quando bevo, quando guardo la tv, anche quando scopo, penso a Roby e allora i miei occhi si chiudono e qualche lacrima scende, la cosa divertente è che nessuno se nè mai accorto> ...con un cinismo disarmante aggiunse  < lo so, la vita è anche questo, la vita è bella perché c'è la gioia e c'è il dolore... mi volevi dire questo? >, che cosa rispondere, ad un uomo così lucido nell'esprimere la sua anima straziata da una separazione, così totale e irreversibile?
Delicatamente la conversazione ritornò alla normalità parlammo dei cocktail e del cibo, poi io tornai dai miei amici.
Lo rincontrai un paio di volte, ci salutammo come fanno due vecchie conoscenze, pacche sulle spalle e frasi di circostanza, di quel dolore condiviso, era rimasto solo un po' di imbarazzo.

Poi qualcuno mi disse che Andrea, come ogni giorno si era svegliato, si era lavato e vestito per andare al lavoro e invece di uscire dalla porta, prese la via più veloce, otto piani in caduta verticale, dalla finestra all'asfalto.

Mi piace pensare, che prima di cessare di esistere, durante quel breve tragitto, abbia pensato al suo Roby, che, accogliente, sorridente e abbronzato, lo chiamava sotto un sole estivo, tra un mare azzurrissimo e un cielo senza nuvole  < Andrea, vieni, vieni qui, facciamoci questa foto, sorridi amore mio, sorridi..uno, due....tre >.


venerdì

VERSO ORIENTE

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Tornando dall’ufficio, mentre appendeva il cappotto, mi ha detto“Ho una serie di riunioni a Shanghai…mi accompagni?” lo aveva detto con il tono di chi la sa lunga, quel tono del tipo, “ so che stai per fare I salti dalla gioia, buddy”, era una di quelle scene da sit com anni ’50, ma invece di esserci una casalinga vestita con colori pastello e capelli alla Doris Day, in cucina a lavare i piatti c’ero io. …Ma la mia reazione fu comunque la stessa che avrebbe avuto la casalinga sopracitata.
Avevo finito da qualche giorno di girare un piccolo film, avevo lasciato Pedro, il nostro cane disfunzionale, dai miei e avevo raggiunto Dublino, quindi avevo un po’ di soldi e un po’ di tempo. Eduardo aveva ovviamente il biglietto per la business, ma visto il prezzo, ho realizzato che con quei soldi avremmo potuto fare un sacco di shopping, cosi’ convenimmo che 12 ore in classe economica per me, sarebbero state una passeggiata.
Usualmente , viaggiamo sempre in economica e sempre insieme, io posto vicino al finestrino , piu’ avanti possibile e lui vicino  a me. Ma sta volta avremmo dovuto viaggiare separati, era quello che un po’ ci dispiaceva.
La sera prima di partire eravamo stati a un compleanno, rincasati tardissimo, finimmo le valigie ed era giusto l’ora di partire.
Giunti in aeroporto iniziai a intuire il significato di sperequazione di classe, la mia fila per il check-in interminabile, mentre Edu era gia’ alla sicurezza, “ti aspetto dentro?” sono quelle domande retoriche, pero’ lo capivo alla festa aveva bevuto con gli standard irlandesi ed era uno straccio, io pure pero’, i piedi mi formicolavano e capillarmente il formicolio saliva fino alle ginocchia, barcollavo.
Seduti sulle scomode sedie del gate, aspettavamo, nascosti dietro occhiali da sole il nostro turno, bevendo shortini di Baileys offerti dalle commesse del duty free… alle 8.30 di mattina, noi ci vedevamo reciprocamente con gli occhi dell’amore, ci vedevamo come delle Rock star, gli altri invece, ma che ci importa degli altri.
Iniziano ad imbarcare, Edu mi bacia triste e cosi’, mentre lui gia’ dorme con la mascherina su gli occhi, io sono ancora in  fila per sedermi.
Come da copione il mio posto vicino al finestrino lo cedo ad una ragazza francese che con lo sguardo da san bernardo  e un accento irresistibile, mi chiede se poteva stare vicino alle sue amiche, ok , che palle ad essere gentili, ora mi ritrovo tra una donna che ha evidenti problemi di sudorazione , che scusandosi timidamente  si mette i kleenex sotto le ascelle e un omone arabo, che ne frattempo, mentre la hostess ci mostra come salvarci se l’aereo dovesse precipitare e schiantarsi al suolo, si leva le caccole e le butta sulla moquette.
Mi svegliai dopo circa tre ore dal decollo, a svegliarmi fu proprio Edu, “vuoi uno spuntino speciale?..dai alzati”, conoscendolo mi aspettavo qualche battutaccia a sfondo erotico e invece  appartati vicino lo stanzino di servizio mi tira fuori bigne’ alla crema aromatizzati ai fiori d’arancio e limone e una mini lattina di pompelmo rosa… avevo fatto bene a rifiutare  le fette biscottate ,con il burro e la marmellata che l’hostess voleva rifilarmi, manco fossimo al camposcuola comunale.
Io mezzo acciaccato e con le spalle rigide, perche’ avevo volutamente mantenuto un sonno leggero per evitare di appoggiarmi sulla spalla della signora ipersudata o peggio all’omone arabo, che scambiandole per avances, mi avrebbe lanciato una sharia, non prima di avermi picchiato a dovere; Edu invece era riposato e il viso rilassato, stava benissimo…mi ha detto che nella business le poltrone sono massaggianti e poi si era passato un tonico in faccia… “vabbe torno a sdraiarmi e a vedermi un film in HD, a dopo amore” mi dice, mentre tornava nella sua zona riservata, lo ringraziai per quel cibo raffinato e tornai mestamente a posto a cercare anche io, qualche film da vedere sul Piccolissimo schermo riposto sullo schienale di fronte…prima non ci avevo pensato, ma e’ proprio piccolo…e non e’ HD.
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Passano per il pranzo , in un box 25 x 15, c’e’ tutto, riso, carne, frittatina  insalata e dolce, mangio con gusto, e’ tutto buono anche se mangiare con i gomiti stretti per non sbattere ripetutamente addosso ai vicini e vagamente punitivo. Mentre sto aspettando che passino per il caffe’, Edu  in piedi al solito posto (da qui’ in poi lo chiameremo cosi’) mi chiama “ Stellina vieni?” chiedo scusa  all’omone passo e lo raggiungo, ecco il mio errore e’ stato chiedergli che aveva mangiato, ora il mio meal box sembrava  uscito dalla mensa aziendale del rag. Fantozzi, giuro fino a pochi minuti prima lo avevo realmente apprezzato.
“Ah, quasi dimenticavo per te amore” tira fuori dalla tasca una mini bottiglia di champagne a giusta temperatura,  “cosi’ digerisci” . sapevo che voleva starmi vicino e si sentiva in colpa e quello era il modo per dimostrarmelo, “amore grazie”.. le bollicine scendevano nella gola e mi mettevano allegria, scherzammo un po’ sul concetto di lusso. desiderio e frustrazione, concetti a me assolutamente chiari in quel momento, poi presi la mia bottiglietta mezza vuota, baciai Edu e mentre tornavo a posto, lo sguardo torvo e minaccioso dell’omone mi seguiva, fino a che non fui a pochi centimetri da lui , e gli chiesi se cortesemente mi faceva raggiungere il mio sedile… L’omone arabo era visibilmente a disagio, quelli come me e Edu al suo paese li lapidano, a meno che non sono ricchi allora possono fare tutto..gli volevo dire qualcosa per tranquillizzarlo, "tranquillo ,non ci proverei mai con te, sono gay, non disperato eh eh eh “ chissa’ che reazione
...Spengono le luci e accendo la mia di cortesia, leggo qualche articolo sulla rivista di bordo, tipo, case pazze nei deserti, oppure le migliori città dove dirsi ti amo… non ne potevo più…e successe quello che temevo, mi addormentai sul serio e mi sveglia dopo circa un’ora, mi svegliai con l’orrore negli occhi, mi ero addormentato sulla spalla della sudatona, che dormendo, emetteva brevi rantoli, alternati a piccoli scatti, delicatamente allontanai la mia faccia dalla sua ascella e mi misi a fissare il nulla.
Mi alzai con cautela per andare in bagno, poi preso dalla nostalgia, proseguii verso la business class, feci per spostare la pesante tenda blu e due hostess, dico due, sono arrivate cortesi e ferme nel cacciare l’intruso, “torni al suo posto signore, grazie” “veramente volevo…”.” La prego i passeggeri non desiderano essere disturbati” che brutto sentirsi come la racchia povera che nessuno vuole alla festa…cosi passai le ore successive,  guardando, film, che non avrei mai  visto al cinema.
Torna la luce, l’aereo riprende vita e Eduardo, mi raggiunge, al solito posto sta volta ha con se dei mini sandwich al salmone, il fatto che senta l’esigenza di portarmi del cibo ogni volta e’ tenera…ma anche leggermente imbarazzante, inizio a vedere in lui la figura del nobile caritatevole e buono di cuore, che aiuta il  misero pastorello.
Inizia il lento atterraggio, prima che danno l’annuncio delle cinture, le toilette, tutte le toilette, vengono prese d’assalto, vorrei lavarmi i denti, fare pipì, darmi una rinfrescata, tanto per togliermi quello stato di stanchezza, sparso un po’ ovunque nel mio corpo, mi metto in fila, ma inutilmente, l’annuncio viene dato, bisogna  sedersi, metter lo schienale in posizione verticale e allacciarsi le cinture.
Scambio due parole con la sudatona, e’ timida e mi confida che e’ la prima volta che viaggia  in aereo ed e’ un po’ agitata e nervosa, per essere carino le dico che non si nota per niente…lei guardandosi i kleenex  sotto le ascelle e le mani bagnate, pensa che la sto prendendo in giro, accenna un mezzo sorriso forzato, smette di parlare con me e guarda avanti, fortunatamente con l’omone arabo,  le cose vanno diversamente, da quando ha capito che sono gay,  mi evita accuratamente.
 Atterraggio  morbido, l’aereo si ferma, saluto i miei bizzarri vicini, che non contraccambiano e mi metto in fila per uscire, non sono arrivato nemmeno alla scaletta dell’aereo, che Bip! Messaggio: Amore, ben arrivato, io ti aspetto all’uscita, cosi cerco l’auto che deve venire a prenderci.
Corsa in bagno, file e ancora file, documenti e permessi esibiti, timbri e contro timbri e poi eccomi fuori. Un signore (ovviamente cinese) viene verso me e da qualche sillaba capisco che mi sta dando il benvenuto in inglese, chiamandomi per nome, prende la mia valigia e lo seguo, mi sento come quando ti risvegli a capodanno, non sai se è giorno o notte, se hai dormito 10 ore o solo una, Edu  fresco come una rosa di maggio, mi abbraccia, ricongiungimento avvenuto; chiusi lo sportello e iniziai a realizzare, erano le due del pomeriggio,  il cielo era livido, con un piccolo sole arancione in lontananza ed eravamo  finalmente a Shanghai!

mercoledì

THE DAY AFTER... SAN VALENTINO (15 feb. 2012)

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Quando ci siamo sposati oltre alle promesse reciproche, le nostre testimoni, avrebbero dovuto leggere un piccolo testo che ci rappresentava, così da rendere ancora più intima e personale la nostra unione civile.
Non esitammo un istante, il testo lo avrebbe scritto il nostro amico Alessandro Michetti, una persona avvezza alle parole scritte e single da una vita (e quando dico da una vita, credetemi è così) ma che ha conosciuto profondamente l'amore di coppia e ne ha conservato il significato....... Ecco, ai single, zitelle e scapoli, noi vorremmo dedicare questa breve lettura, perché se è vero e giusto, che molte persone non si realizzano in coppia, è altrettanto vero e giusto, che molti stanno solo aspettando un cenno, un'occasione degna... a entrambe le categorie, auguriamo un laico, divertente ed imprevedibile, buon San Faustino, con le parole di un single d.o.c.

Potrei prometterti di amarti,
di essere sempre al tuo fianco,
di sostenerti per tutto il tempo che resteremo su questa terra
ma le promesse con te non servono
perché da quando il mio amore ti ha incontrato
e si è avvicinato a te,
da quel momento
non ti ha più abbandonato
e non lo farà mai.
Potrei giurati che saremo sempre così uniti,
ma lo sai bene,
già da allora
e le mie certezze di oggi
sono le stesse di domani
perché tu sei l’amore che mi completa,
che non si impone di esistere,
che mi soffia l’aria nei polmoni
e che oggi che sei qui con me
mi fa desiderare di essere una persona migliore.
Tu sei il mio amore
ed è grazie a te
se io ora sono amore.


lunedì

SAN VALENTINO IN ANTICIPO (13 Feb. 2012)

I giornali on line, davano tutti la stessa notizia, Roma in ginoccio per la neve, svariati gradi sottozero, mentre a Dublin passeggiavo con un cappotino sbottonato e un maglioncino di lana, per giunta lo spot che dovevo girare  proprio a Roma (per chi ancora non lo sa sono un costumista), era stato rimandato, visto che l'ambientazione era un vero mercato romano primaverile e in effetti anche con un bravo scenografo e una post production hollywoodiana , sarebbe stato difficile trasformare un livido, gelido, innevato e semivuoto mercato in qualcosa di diametralmente opposto, per non parlare dei costumi... attori e comparse, vestiti con colorate camicette di cotone e giacchette in fresco di lana..battere i denti dal freddo, mentre mi lanciano anatemi mortali.
Quindi, sposto il biglietto di rientro e festeggiero' il mio primo S.Valentino da marito!
Sia inteso non sono di quelle persone romantiche e sdolcinate, ma come si dice quando c'e' da festeggiare qualcosa che mette allegria e buone vibrazioni, io sono sempre pronto e poi mangiare, bere, chiacchierare e pomiciare con Edu e' una cosa che mi riesce bene...  perfino fare tutte queste operazioni contemporaneamnte e senza perdere stile.
E' il pomeriggio del 9 febbraio, Eduardo mi chiama dall'ufficio e con voce maliziosa dice <stasera ho prenotato in un posto bellissimo, cosi festeggeremo il nostro S.Valentino in anticipo>...

Regola fondamentale per una serena vita di coppia, non accavallare mai una sorpresa con un'altra sorpresa, ma piuttosto organizzarsi affiche' entrambi abbiano il giusto spazio.

.... decido  percio', di non dirgli nulla della mia partenza posticipata e rispondo con un musicale  < Oh Yeaaa!! >.
Giunti davanti al locale, e' un piccollissimo ed elegantissimo ristorante brasiliano, per ritrovare i sapori, del nostro appena trascorso viaggio di nozze, in Brasile ; Una parte di me si vergogna un pò nell'essere così borghese e wannabe, ma una parte di me, quella preponderante, è ben felice di passare una serata posh tra sonorita' raffinate, ottimo cibo,  vino veneto e cahampagne rosè... non c'è niente da fare, quando si tratta di queste cose, Edu è imbattibile!  Il cameriere divertente e preparatissimo ci chiede se eravamo li per festeggiare qualche evento speciale,  Eduardo risponde < festeggiamo S.Valentino in anticipo > ma qualcosa nella traduzione si deve essere perso, perche a fine pasto , si abbassa l'illuminazione e il cameriere, lo chef stellato e due aiutanti, arrivano al nostro tavolo con un dolcetto decoratissimo e una candelina accesa cantandomi < tanti auguri a te, tanti auguri Valentino, tanti auguri a teeee !!>.

Ubriachi, sazi e divertiti prendiamo al volo il primo taxi per tornare a casa, mollemente seduti e incorniciati dai vetri appannati dico a Eduardo <... e' stata una serata speciale, quindi la ripetiamo anche a San Valentino... ho spostato il biglietto!>, mi abbraccia stretto stretto e mi sussurra <quanta gioia mi dai>.

Allora il 14 si fa il bis, cena a casa  e tutto il resto ;)
... Perchè quando si tratta della  misteriosa fiamma interiore  che alberga in tutte le persone che si amano, il detto " La luce che arde col doppio di splendore brucia per metà tempo", si rivela assolutamente infondata e falsa... e buon San Valentino sia!
  

venerdì

LA FINE DELLE COSE...

L'oscuro presagio c'era, tremava tutto, cosi' provvisorio che ogni volta sembrava l'ultima,  era gia' scivolato diverse volte e tutte le volte  riacciuffato al volo,  ringraziando il santo protettore degli oblo'. Anche stamattina mi accingevo ad aprire la piccola trappola con tutte le attenzioni del caso, delicatamente, con la stessa suspance e professionalita' che Indiana Jones  metterebbe nel maneggiare il santo Graal, cosi' ho aperto lo sportello della asciugatrice, che teniamo nel cortiletto a fianco alla lavatrice, apro la lavatrice, apro l'ascugatrice e  mentre spostavo gli indumenti dal punto A al punto B.......SBRANG!SDRIGN!SDUNG! una sinistra poesia futurista mi penetra nelle orecchie. Il vetro del fatiscente oblo' della fatiscente asciugatrice e' caduto stancamente a terra andando in mille pezzi, giuro erano proprio mille! .... Alla fine si e' arreso e ha preferito suicidarsi e finire nel bidone del vetro riciclato, piuttosto che agonizzare;  mirabile gesto, se non fosse che abbiamo la casa piena di mutande calzini camice e magliette appesi ovunque e il nostro piccolo appartamento dublinese, ora sembra un banco di straccivendoli di Portobello market, per giunta ho aumentato la teperatura dei riscaldamenti, cosi' da facilitare l'asciugatura, trasformando il salotto in una sauna tropicale, calda, umida e con una puzza insopportabile di ammorbidente all'orchidea selvaggia...ora esco, menomale che fuori fa freddo, vado a prendere Eduardo in ufficio, oggi esce prima...spero che nel frattempo, la casa non sia colonizzata da liane, iguane e scimmie.

A trovarci una simbologia, una morale a quanto accaduto, potrebbe sembrare una di  quelle storielle, che i preti moderni raccontano ai fedeli durante la messa.

giovedì

PRIMA DI SCENDERE

Eccoci, vestiti di tutto punto, dentro a un macchinone bianco, pronti ad unirci, si spera fino alla morte e spero che a morire sia io per primo. La sera prima, abbiamo scritto lettere ai nostri genitori, sorelle e cognati , nipoti e testimoni; lettere di riconoscenza su carta preziosa e fatta a mano, perche' a volte la cura nelle parole scritte, parte anche da questo. Ho ringraziato i miei genitori paragonandoli al re e alla regina di una carovana d'amore, partita moltissimi anni fa, precisamente quando mio padre ad  un chiosco di giornali e riviste ha incontrato per la prima volta mia madre, era meta' degli anni '50, lei magrissima, decisamente fuori dagli standards delle maggiorate dell'epoca, lui la osservava mentre acquistava riviste di moda, chiedendo informazioni all'edicolante, cosi' garbata e contenuta, una mosca bianca (cosi' la defini' mio padre), nella borgata  povera e in costruzione di Primavalle dove erano stati trasferiti, dopo i bombardamenti del '43. " Signorina, mi scusi ....inzia a piovere, posso ripararmi sotto al suo ombrello?... Penso che stiamo andando nella stessa direzione", ed era vero, sono passati tantissimi anni, ma loro continuano ad andare nella stessa direzione. Si sono sposati e hanno dato un rinfresco a casa, hanno fatto il viaggio di nozze in Italia, poi e' arrivata Marinella, e dalla vespa sono passati alla 1100, la macchina popolare per famiglie, poi e' arrivata Carla e nostro padre, aumento' i turni di notte all'aeroporto di Roma, per guadagnare di piu'; inaspettatamente dopo diversi anni, quando la situazione economica si era normalizzata, arrivai io. Da allora, alla  carovana si sono aggiunti, oltre a gli amici di sempre, mariti, nipoti e nuovi amici, non sempre in questo ordine. 

Ritorno al presente dai miei pensieri, Eduardo, il mio Eduardo, che stringendomi la mano,  dice con tono rassicurante " Amore, siamo arrivati " poco distante dalla nostra auto ferma, i nostri genitori, gli amici di sempre, sorelle, cognati, nipoti e nuovi amici, non sempre in questo ordine, ci vengono incontro accoglienti e commossi per accompagnarci alla prossiama tappa.


martedì

Dopo VERISSIMO.

Dopo il servizio delle Iene, andato in onda ad ottobre, molte persone ci riconoscono e ci fermano per farci gli auguri, e' bello sentire quanti italiani  ( a differenza di una fantomatica opinione pubblica bigotta)  condividono la nostra causa...Silvia Toffanin, anche lei aveva visto il servizio e ha voluto invitarci a Verissimo, per parlare serenamente delle unioni civili gay e della nostra personale e positiva esperienza.  L'intervista e' stata corretta, divertente e molto emozionante, ed e' finita con un nostro bacio ed io che dicevo "Love power!". Molti amici e persone che hanno visto la trasmissione ci hanno scritto e telefonato... e Love power fu!! Ci siamo sentiti avvolti da un ottimismo indescrivibile da uno stato di benessere, questa cosa ha fatto bene a noi e anche a molte persone, saremo sempre grati a la nostra amica Angela Rafanelli e a Silvia Toffanin e ai loro autori. Come dicevo alcune persone ci hanno scritto e noi con spirito di riconoscenza abbiamo risposto, una in particolare mi ha colpito, un email semplice, delicata e triste che ci riporta ad una condizione, alla quale chi piu' chi meno ci siamo passati tutti e chi ancora non ci e' passato ci passera'..perche', potrei sembrare un qualunquista... ma cosi' e' la vita

Per quelli che vogliono vedere il servizio di Verissimo, cliccate sul link quì di fianco    INTERVISTA ALE & EDU

Ciao Ale
per prima cosa scusami se uso il tuo indirizzo lavorativo di posta elettronica che ho trovato sul tuo sito, purtroppo non avevo altro modo per ringraziare te ed Edoardo per la bellissima testimonianza che avete dato nella puntata di Verissimo di ieri  pomeriggio.
Io non ho la vostra stessa fortuna, ma sono le persone come te ed Edoardo a darmi la forza e la voglia di pensare che qualcosa di bello c'è in questa società e a non smettere di sperare che anche a me un giorno possa succedere una cosa cosi bella come quella che è succesa a voi, di innamorarmi di una bella persona come uno di voi due e di poterci passare la vita insieme.
Spero un giorno di incontrarvi a Roma e caso mai di passare una serata in compagnia di due persone speciali come voi.
Un grosso abbraccio Mike

Ciao, Mike
Grazie a te per le belle parole e per il supporto,
Sai non e' stato sempre facile,  io ho avuto storie fallimentari,  rapporti di formazione , li chiamo, cosi' per dargli una connotazione positiva, rapporti finiti, che ti lasciano dentro per tanto tempo quei fili di umiliazione e di sensi di colpa, e' dura fare accettare a quello che sono ora, le debolezze, le mancanze, le rigidita' subite e fatte, in rapporti sia d'amore che d'amicizia....io l'equilibrio ho iniziato ad averlo solo da qualche anno, e' sentirsi pronti a saper ricevere e con gratitudine dare...e' imparare a guardare quelle persone, omofobe, monolitiche o semplicemente cattive, con distacco, pena per la loro poverta' di spirito, la mediocre conduzione della loro esistenza, ma non evitare lo scontro, qualora fosse necessario... loro non ti possono piu' ferire...e tu sei perfetto cosi' come sei... e se ci sono riuscito io...
Divertiti, il dolore si supera e' la tristezza la vera sabbia mobile da evitare.
Ale


sabato

ANGELA. (luglio 2011)


Avendo un po di amici in comune, era inevitabile che con Angela, alla fine ci conoscessimo, è una di quelle persone che vorresti sempre vicino a te e adesso che si è trasferita a Roma, il desiderio si è avverato. Era fine Giugno, il mio amico Ale passa a prendermi per andare al Circolo degli Artisti, ho appena sentito Eduardo ed esce anche lui, lui con i nostri amici a Dublin, io con i nostri amici a Roma, il rapporto a distanza ha delle regole non scritte, di rispetto condivisione e cura, alle quali ci atteniamo scrupolosamente e naturalmente. Angela e Ennio ci aspettano al giardino del locale, che ovviamente essendo venerdì sera è pieno di gente in piedi con birre fredde in mano . "Siamo quà, siamo quà" ok trovati, "prendiamo una birra e vi raggiungiamo, non movetevi da li"... Fila alla cassa, fila al bancone e fila per raggiungerli, dopo mezz'ora siamo tutti insieme. Ridere quando ci incontriamo è inevitabile, il senso dell'umorismo surreale, ci lancia in esercizi di gossip e chiacchiere stilosissimi e infatti quando dico che mi sposo, li per li non ci credono, ma poi... Fila alla cassa, fila al bancone e fila per raggiungerli, sta volta, ho quattro birre fredde per brindare a me & Edu "all'amore, all'amore!!", poi Angela mi dice "ma se venissi a fare un servizio delle Iene al vostro matrimonio?"