giovedì

CHIEDERE SCUSA...

Ho ritrovato una email di Edu, dopo un litigio a distanza, io a Roma, lui a Dublino era l'inizio del 2010 ed erano pochi mesi che si era trasferito, il peso della distanza a volte si faceva sentire prepotentemente, mettendoci alla prova. Non ricordo perfettamente il motivo del nostro litigio, ma ricordo che i primi mesi sono stati un esercizio sentimentale molto duro, una palestra di vita che ci ha uniti ancora di più... e dopo una lettera così sincera e amorevole, come non pensare di aver sposato l'uomo più degno e integro dell'universo?
rileggerla oggi è stato un tuffo nel cuore.

Ale mio,
oggi è  tutto grigio fuori e dentro.
Mi dispiace, perché  sono stato cieco, egoista, crudele.  Le lacrime faccio fatica a trattenerle. Tutto mi sembra distante e senza una reale importanza... tranne te.
La consapevolezza di averti ferito, di non averti curato, di aver preteso sempre di più, mi fa sentire un uomo piccolo piccolo.
Sono stati mesi duri per noi due, ed io ero completamente concentrato su di me, perdendo di vista te, la cosa più  importante delle mia vita. 

E tu, nonostante tutto, mi hai protetto, non hai messo altra legna sul fuoco, mi coccolavi, anche quando mi comportavo come un idiota. Grazie per la cura che hai avuto e per tutto questo amore, perché  questo è  amore nel senso più maturo.
...Scusa.
Scusa, perché  non mi sono mai accontentato e sempre preteso di più.
Scusa, per non aver saputo concentrarmi sulle cose importanti e necessarie,  fattibili.
Scusa, per non essere stato disponibile all'ascolto.
Scusa, per averti ferito... la dove sapevo.

Io scelgo di stare con te.
Perché  tu dai un senso a tutte le cose che succedono, tu rendi tutto quello che mi circonda bello, tu mi rendi felice, e rendi morbido quello che mi intristisce.
Tu sei il mio migliore amico, il primo e ultimo pensiero di ogni singolo giorno, tu sei la mia idea di paradiso, di bellezza, di gioia, di serenità .
Tu sei tutto per me, ed io ci sono e ci sarò sempre, perché  non riesco a pensare alla mia vita  senza te al mio fianco, non riesco a pensare di non condividere più  con te i piccoli episodi che ci fanno ridere o piangere, non riesco a pensarmi su una strada diversa da quella che immagino di fronte a me, la strada, che credo con tutto me stesso, sia la direzione che voglio la mia vita prenda.
Io voglio stare con te tutta la vita, fino al mio ultimo giorno. Voglio invecchiare con te, voglio ancora ridere e stupirmi ...insieme a te.


Sempre e solo tuo
Edu


lunedì

SPOSI NON CONVENZIONALI.

Da una delle blogger più contemporanee e acute, un post che svela dettagli del nostro Civil Partnership, che neanche gli invitati sapevano, da leggere clikando sulle "Spose non convenzionali", posto in basso a sx, buona lettura e Love Power!!!   
Grazie Valeria Viola.

Spose non convenzionali





lunedì

LIFE IS A ROLLERCOASTER... and i like it!



Era un caldo pomeriggio autunnale, eravamo a casa dei miei e avevamo appena finito di pranzare, solo noi quattro, mio padre, mia madre, Eduardo ed io, era la tipica situazione da post-pranzo domenicale, quando hai mangiato anche le pastarelle, bevuto l'amaro e aspetti solo il caffè, per poi concederti una breve pennichella seduto sul divano.
Mentre preparavo il caffè e ascoltavo da mia madre le ultime notizie della famiglia, dalla finestra della cucina, osservavo mio padre e Edu, erano in giardino che fumavano e parlavano come due amici, mio padre lo teneva sottobraccio mostrandogli i piccoli alberelli che aveva appena piantato. Fino a l'ultima volta, lo aveva tenuto a distanza, salutandolo con veloci strette di mano e restando volutamente sulle sue, parlandogli il meno possibile. Mio padre aveva conosciuto i miei due ex e anche a loro li aveva trattati con diffidenza, non gli piacevano, li definiva individui snob e immaturi e poi dentro di se, sperava in una mia sempre più improbabile “conversione” eterosessuale.
Prima di andare via ci salutammo e questa volta “i due”, oltre alla convenzionale stretta di mano (che fù più amichevole e prolungata), si scambiarono anche un bacio sulla guancia, mia madre invece ci abbracciò entrambi, contemporaneamente.
Era ormai il crepuscolo e ci trovavamo sulla via del ritorno, l'autostrada era poco trafficata, Eduardo aveva abbassato il sedile e stava con gli occhi chiusi sopraffatto dalla stanchezza.
Guidando misi a posto alcuni pensieri, mettendoli a fuoco e dandogli una collocazione.
Le mie due storie precedenti si distinguevano per opposti. La prima era dominata da quella che erroneamente definivo “passione”, una serie di litigi e prese di posizione, seguite da grosse scenate, dove venivano coinvolti oggetti e persone che si trovavano a tiro, dopo un anno, ci lasciammo, quando capimmo che “il palco del nostro rapporto” era troppo piccolo per starci insieme. La seconda storia, fu caratterizzata invece dalla noia e dall'incomprensione, che protrasse il rapporto fino ad una lunga ed estenuante agonia, che tolti i primi mesi, durò circa quattro anni e alla fine anche il semplice affetto venne meno.
Ci sono due modi di vivere la vita e quindi l'amore che ne è l'essenza, le Giostrine e le Montagne Russe, le prime, sono rassicuranti e costantemente prevedibili, ti danno la sensazione di fare tanta strada, ma alla fine ti ritrovi sempre li, a pochi metri dal perno centrale,che fa girare il tutto, il perno delle idee radicate, dove ci sbatti la faccia, senza indietreggiare o avanzare di un passo; il perno, che ti fa credere che le cose devono andare per forza così, quel perno che ti tiene per le palle e non ti lascia andare, quel perno che scambia il vittimismo per dignità e la ricerca di riscatto per stupidità.
Poi ci sono appunto, le Montagne Russe, quelle che fanno venire il mal di testa e la nausea, ma dove una volta partiti si può scendere solo alla fine del percorso... stordito e un po confuso ti giri indietro e ti accorgi di aver superato salite e discese vertiginose e di essere riuscito a fare perfino il giro della morte.
Ecco, in quel giorno appena trascorso, anche mio padre era sceso dalla Giostrina per salire sulle Montagne Russe, lasciandosi alle spalle le ultime convinzioni ormai poco convincenti e abbracciando Eduardo aveva accettato definitivamente  e totalmente ... me.
Ed io? Beh, anche io alla fine, dopo rapporti di formazione, proprio quel giorno avevo deciso di fare lo stesso e per la prima volta mettere in pratica tutta la mia esperienza per un rapporto nuovo, ma nuovo sul serio, esponendo anche le mie debolezze, sapendo che Eduardo ne avrebbe avuto cura. Quando ci conoscemmo per lui fù colpo di fulmine, mi amò da subito, mi amò fin dal primo giorno, questa energia benefica era palpabile, dopo tanti mesi di convivenza, ebbi la assoluta certezza che la qualità del bene che lui voleva per me, era la stessa che io volevo per lui, i valori umani coincidevano e anche litigare era un confronto dove ne uscivamo e ne usciamo ogni volta arricchiti entrambi, il nostro rapporto ci rende migliori, io da quando sto con Eduardo sono un uomo migliore.
La strada iniziò a salire, la macchina rallentò e mi trovai in cima ad una discesa a strapiombo, di fronte a me un enorme impalcatura di ferro, formata da salite e discese, intravedevo anche il giro della morte, ora spettava a me...scendere dalla macchina o proseguire? Edu dormiva profondamente, misi in folle, tolsi il piede dal freno e mi lasciai trasportare.
Nello stupore della vertigine urlai tra me e me...

Io amo, razionalmente amo, lucidamente amo!



mercoledì

MY SEXUAL REVOLUTION!



Sono cresciuto in un ambiente tradizionale, dove c'erano i maschi (che facevano cose da uomini) e le femmine (che facevano cose da donne)... e dove la bella storia dello yin e yang, riguardava solo i maschi e le femmine eterosessuali.

Con gli anni, accettando la mia omosessualità, mi sono trovato a ricercare risposte più complesse e adatte alla mia condizione. 


Le risposte prendevano forma  e dimensione, mano mano che con un po di disincanto, mi allontanavo dalle situazioni che mi umiliavano, da quel qualunquismo generalizzato che condizionava il controllo e l'esercizio della  mia morale e da quella scuola di pensiero che limita il sesso al solo atto " Insertivo - Ricettivo ".

... Alla fine della "questione sesso", forse ci ho capito qualcosa, ho capito che è un linguaggio è un modo di comunicare e superate certe barriere culturali, si potrebbe comunicare con donne, uomini e trans; inoltre da quasi subito ho capito  che può non esserci per forza l'amore, però la responsabilità si, quella si!  La responsabilità del mio corpo e delle mie azioni e la responsabilità del corpo altrui.
E' il mio modo creativo e ricreativo per ringraziare la vita.
E' la disponibilità ed il coraggio di schiudermi, alleggerirmi da repressioni e sovrastrutture.
E' mettermi in gioco senza  mai dimenticare di far vincere anche l'altro.
E' comunione dei corpi e connessione dei sensi. 
E' veicolare tutta quella energia misteriosa e naturale che si crea e restituirla poi al legittimo proprietario, l'Universo...si lo so è vergognosamente Hippy!

Ripensando al maschilismo, all'omofobia e alla transfobia che hanno condizionato la mia educazione, concretamente sono convinto che la "dinamica positiva del sesso", proprio perchè riguarda tutti noi indipendentemente, racchiuda in se quegli elementi rivoluzionari e basici al tempo stesso, che se accettati e declinati nel sociale rappresenterebbero la visione di una democrazia realmente evoluta, empatica e rispettosa delle differenze individuali .


giovedì

IL DOLCE ALLA FINE.




Abitualmente, per le cene ''romantiche'' preparavo sempre lo stesso menù: pesce arrosto, riso nero, cozze e gamberetti con marmellata di peperoncino, vino bianco freddo e poi mignon alla crema di limone.
Anche quella sera non mi ero smentito. Ero single da più di due anni e quando capitava mi concedevo relazioni brevi e superficiali. La cena serviva come cerimonia di inizio, una specie di apertura dei giochi che, solitamente, avevano una durata di una notte, al massimo di una settimana. Mi succedeva sempre così. Credevo che in giro ci fosse di meglio, pensavo che ci fossero uomini più intriganti, intelligenti e attraenti. Così tutte le relazioni, appena iniziate, avevano una data di scadenza.
Nel pomeriggio, Edu mi aveva chiamato per farsi dare l'indirizzo esatto, la sua voce era emozionata e per dissimulare faceva battute stupide. Mentre gli davo i miei dati, da come scandiva le lettere, mi ero accorto che nel frattempo mi stava googlando. Non mi andava di farglielo pesare e dal suo tono di voce rassicurato, era chiaro che mi aveva trovato. Io esistevo sul serio e le mie generalità erano autentiche: il tipo era paranoico e la cosa mi divertiva.
Mancava poco al suo arrivo, tavola apparecchiata, musica e luci ok. Puntuale, suonò il campanello, era vestito con cura, ridemmo impacciati, bacio sulle labbra e poi mi porse una bottiglia di bianco e un bouquet di fiori di campo. Iniziammo la serata bevendo vino seduti sul divano, mentre notavo con sorpresa, che il mio cane solitamente schivo, ricercava le sue attenzioni e le sue carezze.
La prima telefonata dalle sue amiche Elisa e Silvia, arrivò dopo trenta minuti e la scena fu più o meno questa. Mentre preparavo i piatti, Eduardo piegato in un angolo della sedia teneva la mano davanti al cellulare e parlava a voce bassa pensando che non lo sentissi. "Per ora tutto ok. Sì, mi sembra normale, sì, l'indirizzo è quello che vi ho dato... sì, se ci sono problemi me ne vado subito e vi chiamo". Un sorriso imbarazzato, dopo aver messo giù, e avevamo ripreso la conversazione.
Evidentemente non era abituato a cenare a casa di uomini rimorchiati la sera prima, poi mettiamoci la differenza di età, lui 26 io 39. E ad un tratto, mi sentivo come l'Orco che cercava di circuire Pollicino.
Durante la cena parlammo di noi, della nostre esperienze sentimentali, di cinema, musica e famiglia, era colto ed ironico e la serata mi sembrava destrutturata e familiare, quel tipo di serate che fai con un amico che conosci da sempre, una serata perfetta se non fosse stata interrotta da altre due telefonate di Elisa e Silvia, che volevano sincerarsi delle condizioni fisiche ed emotive del loro amico. Alla fine anche Edu si arrese, chiedendo alle due apprensive ragazze di non chiamarlo più.
Dentro di me stava nascendo un sentimento, che non era ancora amore, ma un senso di protezione, di gratitudine. Ecco, mentre cenavamo, questo suo modo diretto, coraggioso e un po' imbranato di esporsi, così lontano da certe dinamiche social, mi stava smuovendo qualcosa di atavico, la sua autenticità mi stava stregando... totalmente.
Dopo il limoncello, lo portai in camera da letto, illudendomi che sarebbe stata come le altre volte, ma fu veramente tutto diverso. Verso le due del mattino mi svegliai con un braccio indolenzito, Edu stava dormendo avvinghiato su metà del mio corpo, dormiva profondamente, dormiva sereno ed io invece di svegliarlo e rimandarlo a casa, lo lasciai riposare.
Ancora oggi dopo dieci anni, spesso mi sveglio dolorante perché lui mi usa come cuscino e io sorrido e lo lascio riposare. Innamorarsi, è solo una questione di tentativi e quando un tiro va a segno, questa vittoria, questo premio te lo tieni stretto, è il tuo valore aggiunto, è la conferma dell'esistenza della tua umana spiritualità è la magnifica consapevolezza che anche tu sai amare, è la matura responsabilità dell'essere amati.
Ps: Elisa, la sua amica apprensiva, cinque anni fa è stata la testimone di Edu al nostro civil partnership e, oggi, ha un bellissimo bimbo di tre anni, che ci chiama zii.