mercoledì

"Tra voi due, chi fa l'uomo e chi fa la donna?". Vi racconto una storia d'ignoranza e curiosità

Era il primo Maggio di alcuni anni fa ed eravamo andati a festeggiare dai miei che vivono fuori Roma. Scesi dalla macchina, eravamo stati accolti da un bel po' di gente, oltre alla mia famiglia, c'erano anche tanti amici e persone nuove. La fidanzata di mio nipote, dopo un po' ci era venuta incontro, dicendo: "Venite, ci sono i miei genitori che vogliono conoscervi, sapete a loro state tanto simpatici, voi gay!".

Mentre io pensavo "Be', se ci chiamiamo 'gay' è perché siamo simpatici per definizione", eravamo arrivati di fronte a loro e ci eravamo presentati. La coppia era seduta in un piccolo tavolo sotto la veranda, due persone dall'aspetto gradevole. Da subito si rivolsero a noi in maniera molto confidenziale, ma con una distanza intrinseca, un po' come fanno molti italiani "non razzisti" quando conoscono ad esempio gli africani. Possono essere anche degli africani anziani e distinti, ma poco importa: iniziano dandogli del tu e continuano a parlargli in maniera amichevole, ma con un sotto-testo e un metalinguaggio, che specificano costantemente "la differenza tra noi e voi"... Ecco, ho avuto questo tipo di sensazione, mi dispiace non riesco a spiegarlo meglio di così.
Chiacchieravamo educatamente del più e del meno, mentre loro ci osservavano, cercando forse di scoprire dei dettagli che conclamassero la nostra omosessualità, alla ricerca di un segno: le scarpe con i tacchi a spillo? Una maglietta in lycra rosa? Niente, eravamo perfettamente e comodamente vestiti per la festa dei lavoratori.
- Lei, con tono colloquiale: "Noi conosciamo un po' di gay, sapete, alla fine tutti fanno il filo a mio marito, hanno un debole per lui... ma restano a bocca asciutta!"
- Lui: "E così siete fidanzati?" 
- Edu: "Un po' di più, siamo uniti civilmente."
- Lui, ridendo compiaciuto mentre cercava lo sguardo complice della moglie: "E, tra voi due, chi è che fa l'uomo e chi è che fa la donna?"
Mentre Edu restava impietrito, io in un impeto di orgoglio civile, avrei voluto parlargli del ruolo del sesso come comunione e linguaggio dei corpi, del radicato e crudele ruolo passivo delle donne, del concetto ingiustamente negativo delle persone sessualmente riceventi, avrei voluto parlargli dell'amore, dell'unicità che ogni coppia crea ed esprime, avrei voluto parlargli del rispetto. Ma sarebbe stata lunga da spiegare e loro, dietro quella semplice e provocatoria curiosità, cercavano solo la rassicurante conferma che eravamo "noi" omosessuali che aspiravamo ad essere una coppia come "loro" eterosessuali.
Avevo in mano una risposta sarcastica: "Scusate, ma ci avete visti bene? Abbiamo i capelli rasati, indossiamo pantaloni larghi e magliette scolorite... È evidente che siamo entrambe donne, siamo donne, camioniste e lesbiche". Non era la risposta che si aspettavano e non risero alla battuta. Ma almeno capirono che, nel mondo reale, non sempre i gay sono buffi e simpatici.

martedì

Mia nipote mi ha raccontato la leggenda della bandiera arcobaleno



"Tutti i grandi sono stati bambini una volta (Ma pochi di essi se ne ricordano)". Ci eravamo svegliati da poco, quando il cellulare di Edu vibrò e comparve un sms: "Venite a fare colazione al bar?". Ce lo avevano appena mandato Serena e David, una coppia di amici e vicini di casa che hanno due figlie, Sofia di 11 e Linda di 3 e per le loro bimbe. Io e Edu siamo zio Ale e zio Edu.
Seduti al solito Bar, Sofia, tira fuori dalla tasca un braccialetto coloratissimo fatto di elastici intrecciati: "Zio Ale, questo l'ho fatto per te, con la bandiera rainbow così oggi al Gay Pride lo indossi". Poi facendosi spazio tra caffè, cornetti e spremute, poggia sul tavolo alcuni oggetti e continua "ho portato tutto l'occorrente per prepararne anche un altro per zio Edu!". "Grazie Sofy è splendido, ma lo sai perché la bandiera dei diritti degli omosessuali ha i colori dell'arcobaleno?".
"No, non lo so... però lo immagino". Sorpreso le chiedo: "Hai immaginato il motivo? Lo sai che ora sono curiosissimo!". Sofia, continuando a confezionare il secondo braccialetto al suo piccolo telaio, proprio come farebbe una vecchia di paese, inizia a raccontare la sua versione della storia:
"Tanti anni fa in un villaggio antico, gli abitanti erano tristissimi, perché era vietato amare, potevano parlare, mangiare e lavorare, ma nessuno poteva innamorarsi o uscire dal villaggio, altrimenti sarebbero finiti in carcere. Tutta quella energia brutta e grigia, saliva fino in cielo e si trasformava in nuvoloni e pioggia, in fatti in quel villaggio il tempo era sempre brutto. Un giorno due ragazzi, nel senso di due ragazzi maschi, si innamorarono l'uno dell'altro e tutti potevano vederlo, perché i loro occhi erano diventati di millecolori.
Si sparse la voce e, mentre arrivavano le guardie per arrestarli, tutte le persone di quel villaggio iniziarono a mettersi uno sopra l'altro. Formarono così una torre per farli arrampicare, oltrepassare il muro e farli scappare. i due ragazzi iniziarono a salire e mentre salivano successe una cosa strana, anche gli occhi di tutti gli altri diventavano di millecolori.
Così i ragazzi innamorati riuscirono a fuggire. Quando furono abbastanza lontani, si girarono per guardare il loro villaggio per un'ultima volta. Con stupore si accorsero che tutti i loro amici erano saliti sulle mura per salutarli e tutti insieme con i loro occhi multicolori formavano un enorme luminosissimo e coloratissimo arcobaleno".