martedì

COME UN PERSONAGGIO DI WOODY ALLEN, ma gay.


Come molte persone che non hanno relazioni da molto tempo e si stanno avvicinando all'età critica, Roberto soffriva di solitudine, si vedeva dallo sguardo, anche se sorrideva.
Erano un paio di anni che non lo vedevamo, l'occasione fu il matrimonio di due nostri amici e così dopo la cerimonia ci ritrovammo al ristorante seduti allo stesso tavolo, parlammo degli sposi,  ci fece i complimenti per il nostro matrimonio e proseguimmo parlando di conoscenze comuni, poi gli chiesi se fosse fidanzato, a quel punto alzò gli occhi al cielo  e dopo un sospiro rispose più o meno così < Quando sei un gay, non particolarmente bello, non particolarmente ricco, non particolarmente brillante, insomma quando sei un uomo gay medio, cinquantenne e single da una vita, ti viene voglia di conoscere qualcuno, per esempio... vorrei smetterla di cucinare solo per me... appena sveglio vorrei dire “buongiorno” a qualcuno accanto a me, invece di aspettare di entrare in ufficio, cose così...quotidiane; Allora un giorno mi sono aperto tre profili sulle chat con tanto di foto, niente di porno, dopo qualche giorno mi contatta un tipo che sembrava carino, ci diamo un appuntamento, lo incontro....un mostro orribile, molto più brutto e molto più vecchio, aveva completamente ritoccato la foto, allora gli dico “ ma che senso ha spacciarti per chi non sei?” e me ne sono andato. Arrivato a casa ho chiuso i profili e ho deciso che se devo conoscere qualcuno, deve essere dal vivo, ho capito che funziono così... la mia analista sostiene che non so ricevere... sto facendo tutto un lavoro "sul ricevere", la mia ansia da prestazione mi fa sempre fare cose sbagliate; tipo essere precipitoso o coprire di attenzioni il tipo che mi piace... la mia analista mi dice che devo aspettare, vedere cosa viene verso la mia direzione e coglierne il movimento > … < quindi che hai deciso? > faccio io incuriosito... < ho deciso che continuo a fare quello che ho sempre fatto, in fondo in fondo da soli non si sta male, poi sono pigro e andare in palestra non mi va, non sono neanche competitivo e alla mia età non me la sento di espormi, se l'amore viene va bene, se l'amore non viene va bene uguale, mica siamo tutti nati per essere coppia, no? >...i suoi occhi erano rilassati il suo sguardo sereno, allora capii che quelle cose non le diceva a noi, ma a se stesso, diventare vecchi, meno attraenti e meno energici è inevitabile e quella tristezza che avevo intuito aleggiasse intorno a lui,  sarà stata probabilmente una breve fase dovuta al fatto che si trovava li a festeggiare un matrimonio che è proprio il simbolo del vivere in coppia. 
Quando raggiungi una età consistente, raggiungi anche delle piccole certezze,  diventi indulgente con le tue abitudini, assecondi i tuoi tempi e sopratutto puoi rimanere coerente con la tua vera immagine,  si comprende meglio che la vita è un percorso individuale dove tutti entriamo e usciamo dalle vite degli altri... così può accadere che fidanzarsi, trovare un compagno  e costruire insieme un ipotesi di futuro non rappresenta più una esigenza vitale e centrale... La sua analista ci aveva visto giusto, penso però che a certe conclusioni ci sarebbe potuta arrivare  anche una meno autorevole "vecchia di paese", perchè, buon senso e psicoanalisi spesso coincidono... è solo una questione di terminologie.

giovedì

LA LIBERAZIONE E NOI.

  • -Al parchetto sotto casa (abito al Quadraro), mentre ero gìù con il mio canetto Pedro, una anziana romana seduta ad una panchina, ricordava ai suoi due nipotini, di quando gli italiani  si sono liberati dall'oppressore, di quella volta che stanchi di vivere senza dignità, senza libertà di parola e azioni hanno cacciato via chi li costringeva a vivere così < Nonna che figata! Avete litigato con i cattivi> disse il nipotino più grande... i due bambini erano chiaramente africani, quei due bambini sono una ulteriore speranza per l'Italia e perciò, “Buona liberazione anche a loro!”.

  • -Per libertà s'intende la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni, usando la volontà di ideare e mettere in atto un'azione, ricorrendo ad una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a metterla in atto.

  • -Una frase che ormai per molti suona banale, perché  considerata buonista e demagogica “La mia libertà finisce dove comincia la vostra.” in molti in Italia ancora pensano che essere liberi significhi essere liberi di pensare e agire, come se la propria libertà fosse più libertà degli altri, a loro va ricordato che quella “frasetta” l'ha detta Martin Luther King... che per la libertà di un parte del popolo americano è stato ucciso.

  • - Penso ai miei genitori, che quel 25 Aprile erano bambini.. e di quanto una volta diventati adulti abbiano dimenticato la libertà dell'essere bambini e si sono arresi alla libertà suggerita.

  • - Penso ai miei nipoti senza sogni realizzabili e, a quanto per loro libertà significhi individualismo... pensiero comune anche fra molti adulti che insegnano con l'esempio, il disprezzo verso la delicatezza e la complessità di pensiero, il disprezzo verso i più deboli e nei luoghi comuni e banali del conflitto sociale, hanno messo radici velenose.

  • -E ora tocca 
a voi battervi 
gioventù del mondo; 
siate intransigenti 
sul dovere di amare. 
Ridete di coloro 
che vi parleranno di prudenza,
di convenienza, che
 vi consiglieranno 
di mantenere
 il giusto equilibrio.

 La più grande 
disgrazia che vi
 possa capitare 
e' di non essere
 utili a nessuno, 
e che la vostra 
vita non serva
 a niente.                                                                            R. Follerau

  • -Penso ai molti italiani come me, che in Italia non sono ancora liberi di sposarsi e autodeterminarsi...

  • - Per molti "Resistenza vuol dire dare agli altri la propria libertà".


martedì

N.Y. PER NOI.


Il posto migliore dove vedere Manhattan dall'alto è dal “Top of the Rock”
Fare una passeggiata per l'High Line (ex ferrovia convertita a giardino pensile), tra archeologia industriale e graffiti... è un po come camminare nella versione moderna del foro romano.
In un giorno di sole, sedersi ad un cafe in Central Park, prendere una limonata e contemplare lo skyline è rigenerante, se lo fai insieme ad un amico è anche divertente.
Farsi sorprendere dalla pioggia, mentre cammini per Chelsea e ripararsi in un bistrot per poi ordinare un bicchiere di vino rosso, fa tanto NY, ma se poi lo fai insieme alla persona che ami, diventerà un ricordo indelebile.
Sempre a Chelsea c'è il Paradise cafe, dove spesso prendevamo espresso e smoothies e il ragazzo ci chiedeva sempre < vi sono piaciuti?Perchè li preparo con tutto l'amore che posso> sopra il muro, dietro il bancone campeggiava una scritta"KARMA IS A BOOMERANG"...però pensandoci meglio, fa più San Francisco che NY.
Colazione a Times Square di domenica, prendere i biglietti a metà prezzo per un musical, chiacchierare seduti ad un tavolino, aspettando l'entrata per il matinèe.
Avere un amico che ci abita e vi porta alle serate giuste, è fondamentale per entrare nel mood della NY nightlife (grazie Tommy).
Il 95% delle afroamericane hanno  dei "sorprendenti" capelli lisci e setosi.
A Manhattan c'è una concentrazione di bone e boni, che se state passando un momento in cui vi sentite brutti, vi consigliamo di non andarci e di optare eventualmente per Fiuggi, almeno la sarete sicuramente se non tra i più belli, almeno tra i più giovani.
Nei bar e cafe, c'è spesso una selezione musicale Pan-pop, che va da Michael Jackson alla Hipsterdance, passando per il rock commerciale, ascoltano di tutto, senza snobismo...oppure ascoltano di tutto proprio perchè sono snob?
Nelle Subway, tra sedili di legno degli anni 40', rivestimenti in ceramica anni 30' e tralicci in ferro, vi diventerà chiara la differenza tra moderno e contemporaneo.
Da Balthazar troverete dei croissant così buoni che mangiandoli, vi sembrerà di stare a Parigi.
Sotto all'ex Plaza Hotel c'è un banchetto che fa dei pretzel così buoni che mangiandoli vi sembrerà di stare a Monaco.
La statua della libertà esteticamente sembra un travestito tozzo e infagottato da troppi drappeggi e quella mano poi...
A NY...continuano a costruire, buttano giù e tirano su di nuovo.
Camminare di notte, le strade bagnate, il fumo che esce dai tombini, le ombre delle scale di ferro che pendono dai palazzetti di mattoni rossi, lo sfondo di grattaceli illuminati, sentire solo il rumore dei propri passi...e nella tua testa inevitabilmente parte "Ascenseur pour l'echafaud" di Miles Davis
Mangiare il Pastrami da Delicatessen.
Abbiamo visto uno spettacolo di Drag Queen (all'' XL)... e sapevano ballare e cantare sul serio!!!
Andare al MET e passarci almeno cinque ore, andare al Guggenheim e passarci almeno due ore.
NY e un citta composta anche da tanti paesini e villaggi.
Il 70% di Chinatown puzza di pesce, ma è comunque incantevole.
Alcune zone della città sono brutte e trascurate....ma averle viste tante volte raccontate nei film, le rendono esteticamente suggestive.
E' vero a NY il 15% delle persone che incontri, sono inquietanti.

...e poi NY, non è America, NY è NY!



giovedì

DUE BAMBINE NEL 1941


Mia madre era una bambina delle case popolari e nonostante la guerra, il Natale venne lo stesso.
La sua famiglia era modesta e dignitosa e quella mattina del 25 dicembre del 1941, lei e gli altri 5 fratelli, sotto un finto alberello adornato da vecchie decorazioni, trovarono per ognuno di loro  un piccolo giocattolo di latta avvolto nella carta di giornale.

                         -La felicità esiste solo se condivisa-                                      
Il cortile era ampio, lastricato da sampietrini color pece e circondato da  palazzi di sette piani dalle strutture geometriche, impunturate da file di finestre tutte uguali, i bambini del condominio  riuniti in gruppetti si confrontavano i regalini preziosi di poco valore, giocavano e ridevano. Sui gradini del portone sedeva mia madre di otto anni, solitaria, racchiusa in un cappottino di lana dai colori grigi e lividi, come grigi e lividi erano i cieli di quella mattina romana; giocava con il suo regalo, due pentoline smaltate e usava i gradini come fossero un ripiano della cucina... < Posso giocare con te? > la mia  piccola mamma si girò e si trovò di fronte una bambina come lei, ma sporca e vestita di stracci, veniva sicuramente delle baracche la vicino, gente che in casa aveva il pavimento in terra battuta < No! > rispose decisa la mia piccola mamma, gelosa delle sue pentoline, la poverella rispose indispettita < A me Gesù bambino ha portato una palla, una macchinina, una bambola e una aranciaera evidente che mentiva < Non ci credo, sei così povera che non hai nemmeno il letto > la poverella tirò fuori dalla logora tasca del cappotto, un arancia, la fece rotolare a terra e disse < questa è la macchinina > poi la lanciò in aria e commentò < questa è la palla > infine la avvolse in un fazzoletto , l'avvicinò al petto e annunciò trionfante < ...e lei è la mia bambola!
 < è solo una arancia ammaccata > ribattè dura la mia piccola madre e continuò a giocare dandole le spalle, dopo qualche istante si girò ma era di nuovo sola.
Passarono molti anni, mia madre divenuta madre ripensò a quell'episodio, comprendendo, provò una sconfinata tenerezza.