giovedì

OGNI COSA AL SUO POSTO E...


Eduardo come sapete da circa quattro anni è stato trasferito in Irlanda, e io vivo tra Roma e Dublino.
A Dublino abitiamo in affitto, in una piccola e tipica casa a schiera vicino al centro, posta su una collinetta, e dal giardino si gode una vista strepitosa, appena entrati, ho tolto un po di quadri , sostituendoli con altri, piccole varianti estetiche sparse dappertutto e ci è andata bene così per un po, ma con il tempo le cose e le esigenze si sono accumulate, prima ci abitava un vecchietto solo e spartano, che con la crisi è andato a convivere con la sorella, quindi i pochi mobili che erano sufficienti per lui, a noi bastavano giusto per le mutande e i calzini. Il nostro spirito di adattamento e il senso di provvisorietà ha fatto si che specialmente la camera da letto si trasformasse in una specie di magazzino di ricettatori, c'era di tutto; materiale elettrico vicino a camicie di sartoria, libri vicino ai maglioni, cinte e cappelli insieme a una trentina di occhiali 3D ( ogni volta che andiamo al cinema, ci ricordiamo di averli dimenticati a casa, solo quando stiamo davanti la cassa...e così ne compriamo sempre di nuovi).
Quindi un giorno, mentre ero seduto sul divano ad ascoltare musica, ho avuto una illuminazione, prima di un anno Eduardo non sarebbe tornato a Roma e la casa stava per arrivare al punto di non ritorno, necessitava di un set-up urgente, urgentissimo, a meno che, non volevamo finire su quelle trasmissioni TV tipo "Case da incubo" dove due brave signore ti aiutano con bicarbonato e succo di limone a pulire e riordinare tutta casa, non prima averti umiliato a dovere, per la gioia dei telespettatori.
Edu, a prescindere dalla sua sorprendente mente matematica, che analizza flussi e algoritmi alla velocità della luce, ha lo stesso senso pratico di una qualsiasi bionda ereditiera californiana, se gli passo un cacciavite, crede che sia una buffa penna stilografica, se vede un martello pensa ad un fermacarte di design, quindi coinvolgerlo nel bricolage domestico, sarebbe come farsi aiutare da un vegano a preparare l'arrosto di natale....dopo averlo costretto prima, ad uccidere il vitello ovviamente.
...E così una mattina, appena ha chiuso il portoncino di uscita, per andare in ufficio, ho iniziato metro alla mano a prendere misure, annotandomi su un foglio numeri e idee, io a differenza sua, non riesco nemmeno a ricordarmi tutte le provincie Italiane, ma mi riconosco un vero talento pratico, dovuto anche al mio lavoro di scenografo e costumista.
Dopo quattro ore io e la mia amica Bea eravamo già di ritorno dall' Ikea, con il suo macchinone carico di mobili smontati, avevo circa sei ore prima che Edu tornasse... via la vecchia e microscopica cassettiera, via il piccolo mobiletto del bagno, via la panchettina del televisore, via altra roba che non serviva.... insomma dopo ore passate ad  avvitare, inchiodare,spostare, svuotare e ririempire, avevo montato, scaffali nuovi per maglie, maglioni e lenzuola, mensole nuove e capienti per creme, bagnischiuma e Phon ecc ecc., un nuovo posto per Tv e DVD, che non sono più accatastati alla rinfusa ma inseriti in scatole catalogate, un nuovo comò per la camera da letto e l'indispensabile mobile per la cucina, mancava poco al suo rientro, mi feci una doccia e con i muscoli  doloranti e pieni di acido lattico mi misi ad aspettarlo.
La casa sembrava grande il doppio e si respirava un aria di soddisfazione e calma, quando Edu rientrò, ebbe la reazione che mi aspettavo e che speravo.
Felice sorpreso e rigenerato fece un giro della casa, gli occhi erano lucidi e pieni di gratitudine, arrivati in camera da letto, mostrandogli l'ordine che regnava nella stanza, pronunciai la tipica frase di circostanza “Ogni cosa al suo posto e un posto per ogni cosa !”
....“Già, ogni cosa al suo posto!” disse lui spingendomi sul letto...poi buttandosi sopra di me mi abbracciò stretto stretto e con voce eccitata mi sussurrò “...e un posto per ogni cosa” e mentre mi baciava, ridendo tra me e me pensavo, “Beh! La sorpresa deve proprio essergli piaciuta....tanto!”.

mercoledì

L'AMORE NECESSARIO



... <Ma non sarebbe bello avere un bambino? Un piccolo umano che corre per casa, svegliarsi la mattina per preparagli la colazione, giocarci, portarlo la domenica dai nonni>, questo tipo di frasi ce le scambiamo spesso con Eduardo.
E' nella sana natura umana prendersi cura dei più piccoli, nutrirli, dargli un sostegno affettivo, morale, economico...culturale. Ad un certo punto della nostra esistenza per molti di noi adulti scatta quel qualcosa e allora inizi a pensarci.
E' successo così a i miei vicini di casa, erano brutti e tristi, poi sono andati in Brasile e sono tornati con Anna, mi ricordo che a tre anni la mamma le ha spiegato l'adozione in un modo meravigliosamente commovente. 

 "Sai, mamma e papà erano soli perché tu non arrivavi, ti aspettavamo da tanto e così una mattina, appena sveglia mi sono accorta che dal mio ombelico, partiva un cordoncino tutto d'oro luccicante, stupiti e emozionati io e papà abbiamo iniziato a seguire quel filo che arrivava fino all'aereoporto, seguendolo ancora siamo saliti su un aereo che ci ha portato fino in Brasile, scesi dall'aereo abbiamo continuato a seguire quel filo luccicante... pensa Anna, il mondo è pieno di bambini, è pieno anche di mamme e di papà che li cercano, ma quel filo dorato, partiva da Roma, sorvolava il mare, superava montagne, passava tra stradine e vicoli e arrivava fino a te, ti abbiamo trovata che dormivi, con il cordoncino legato al polso, papà lo ha sciolto, ti ha presa in braccio e ti ha dato un delicato bacio sulla fronte, poi ti abbiamo avvolto in una copertina di pizzi e merletti e ti abbiamo portato a casa, nella tua casa".

Dopo qualche anno loro si sono separati e oggi, dopo trent'anni anche se Anna è nera e alta un metro e ottanta e la mamma solo un metro e cinquantacinque e bianca come una mozzarella, sono identiche, non so come spiegarvelo ma sono proprio identiche, sono proprio mamma e figlia.

Cosa rende una persona adatta ad essere genitore, un tutore, curatore, custode, un difensore? E' evidente che non tutti quelli che sono genitori sono in grado di esserlo, è evidente pure che bisogna avere un approccio empirico alla cosa, è evidente che tantissimi bambini per motivi diversi ogni giorno vengono abbandonati ed è in questo ultimo gesto che si cela la conferma che “generare” e "accudire" sono due cose ben scisse e distinte.
Per noi, non è importante farci chiamare Papà, va benissimo Ale & Edu. Parole come Papà o Mamma, sono solo termini convenzionali, che acquistano significato con l'esperienza personale. A me "Papà" evoca bontà e generosità...perchè mio padre è così, ma purtroppo per tutti quei bambini abusati e maltrattati dai loro genitori, la parole “Papà” e “Mamma”...evocano dolorosamente ben altro!
Abbiamo pensato anche all'ipotesi di una gestazione di sostegno, lo so per molti suona strano, ma per tante coppie etero e omo è una possibilità, una soluzione.   Noi però per adesso restiamo sull'adozione. Occuparci di qualcuno che già esiste ed è stato rifiutato (quasi sicuramente da due genitori biologici eterosessuali), è una priorità morale, è una nostra esigenza anche sociale, è scritto dentro di noi e prescinde dalle convenzioni e scavalca i pregiudizi e vola leggero sulle persone e le loro superficiali considerazioni.
Ne abbiamo parlato con le nostre famiglie e con i nostri amici e tutti ci hanno incoraggiato, mia madre, alla notizia ha risposto con un semplice e amorevole < Sarebbe ora! Sento che siete pronti per questo passo! >

Per la legge Irlandese, la Nazione dove abbiamo contratto il Civil Partnership e dove Edu lavora, prevede solo l'adozione per i singoli e non per le coppie gay. Questa pesante discriminazione, che la differenzia dai matrimoni civili, prossimamente dovrebbe essere abolita. Si prospetta per noi un percorso difficile e frustrante, ma, se dovessimo decidere, allora nessuno ci fermerà, sappiamo bene quale è il premio che la vita potrebbe donarci: Un bambino, che in qualche parte del mondo così come è successo ad Anna, sta aspettando proprio noi, per essere liberato da quel cordoncino e dopo averlo avvolto in una copertina di pizzi e merletti, lo porteremo finalmente a casa... la sua casa.




lunedì

PENSIERI E PAROLE

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Sono passati piu’ di dieci giorni da quando mi ritrovo a Dublino, oggi sarei dovuto partire per Roma, ma ieri, all’imbrunire, l’aria era fresca e umida e mentre camminavamo per andare a raggiungere I nostri amici al solito Pub, Edu ha rallentato il passo, mi ha stretto un braccio e gurdandomi di traverso con il labbro imbronciato mi ha detto <Preferirei che tu domani non partissi, questo periodo… starti lontano, mi e’ insopportabile>, risposi con un semplice e leggero < Ok, come torniamo a casa spostiamo il biglietto> e poi continuammo a parlare di altro, la serata e’ stata divertente come previsto e tornati a casa, prima di addormentarci, Edu appoggiando la testa sul mio petto mi ha sussurrato  <…Grazie>.
A volte non ci serve enfatizzare i nostri sentimenti, stare spesso distanti, provvisori e gia’ duro da se, non e’ propriamente una scelta. E’ cosi’ e basta, lo accettiamo e lo viviamo. Deve passare ancora un anno e poi forse si sapra’ se sara’ trasferito di nuovo a Roma o chissa’ dove.
 Nel frattempo pero’ ci penso, e uno dei motivi che potrebbe spingermi a trasferirmi qui’ a Dublino, non e’ solo  la possibilita’ di vivere costantemente insieme a lui, o una nuova prospettiva di lavoro, quello che potrebbe essere determinante e’ la necessita’ di rafforzare e definire la mia dignita’di uomo libero.
Mi spiego meglio, proprio ieri abbiamo festeggiato al Pub sopramenzionato, con gli amici dubliners il nostro ottavo mese di Civil Partnership, un brindisi con birre alla spina e poi chiacchiere e risate, cosi’ semplicemente , festeggiavamo quello che per quasi tutte le  coppie omosessuali Italiane, per una forma di cruda discriminazione civile, non viene riconosciuto.
Io non penso che in Italia ci siano piu’ omofobici che in Irlanda, stiamo parlando di paesi a stampo democratico e liberale, perfino il nuovo presidente francese ha sentito l’esigenza civile di trasformare il loro misero Pax in un vero matrimonio, per non palare di Obama, che in una America a due velocita’ si e’ schierato per i diritti umani di tutti e senza se e senza ma, vuole introdurre il matrimonio civile anche per i cittadini omosessuali.
Ecco, il motivo principale che mi spingerebbe ad andarmene dalla mia adorata Roma, non e’ l’amore immenso che provo per Edu, amore che ho, e’ reale e tangibile, ma per la triste e deprimente consapevolezza di quello che non ho, la dignita’ sociale  di essere coppia, che nella mia nazione, viene riconosciuta perfino a un qualsiasi delinquente eterosessuale.
Ogni volta che torno a Roma mi risento quel cittadino di serie B, mi sento come un barbone a cui e’ stata fatta assaporare la ricchezza e poi per un sadico gioco, gli viene tolto tutto e ributtato al piazzale della stazione.
Alle prossime elezioni non so proprio chi votare e spinto da un amaro e motivato qualunquismo dico che i partiti Italiani mi fanno vomitare tutti, continuano ad essere inciucioni, vecchi  e cosi’ lontani dagli standard occidentali.
Probabilmente alle prossime elezioni, io non voto!

mercoledì

LA PERCEZIONE DEI (non) CAPELLI.


La mia immagine infantile, è stata caratterizzata da una montagna di capelli biondissimi.
Giunto a 13 anni e trovandomi un paio di forbici da sarta sottomano, ebbi la grandiosa idea di rinnovarmi il look, non andò malissimo, ma poi dovetti far aggiustare il tiro al barbiere sotto casa, che mi liberò finalmente da quell'aspetto ormai collaudato e grazie ad una zazzeretta gelatinata, mi ritrovai proiettato in una estetica trendy e aggressiva. Quel gesto fù il mio saluto definitivo a gli anni '70, fu il mio saluto definitivo alla pubertà.
Perchè dico questo? Perché, pur avendo avuto dei capelli con una consistenza e colore oggettivamente belli, non ne sono mai stato particolarmente legato. ho iniziato a perderne un pò, già intorno ai 27 anni, ed oggi sono un uomo che si passa la macchinetta in testa una volta a settimana e non li lascia quasi mai ricrescere per più di mezzo centimetro.
Però, quando parecchi anni fa, un mio ex, accarezzandomi i capelli mi sussurrò “che impressione, hai i capelli fini, fini, come quelli dei vecchietti ” ...e me lo disse come se fosse una cosa divertente, ci rimasi male, immaginandomi su una sedia a rotelle elettrica, con addosso una tuta di ciniglia macchiata e catetere a seguito. Ecco pensare che l'uomo che presumibilmente mi amava, mi associava ad un ottuagenario spennacchiato, mi fece riflettere sulla natura del nostro rapporto, che si concluse da li a poco, non per questa infelice esternazione, ma per una serie di cose,compresa anche questa infelice esternazione.
Passarono gli anni e quello che è oggi mio marito, una sera mentre guardavamo la tv, avvicinò la sua mano sul mio collo, poi risalì accarezzandomi fino alla nuca e con un tono divertito mi disse “ lo sai?..hai i capelli fini, fini, come quelli dei - ( urlai dentro di me) - come quelli dei bambini, capelli dispettosi che mi fanno il solletico sul palmo della mano”.
Quella battuta, gentile e semplice, fu involontariamente riparatrice e mi infuse una piccola dose extra di sicurezza, mi diede la conferma che il rapporto di coppia, è anche un esercizio di grazia e diplomazia, dove la visione che l'altro ha di te, è un rimando alla visione che tu hai di lui e di nuovo e viceversa, e di nuovo....e viceversa.