martedì

Se stai partendo per le vacanze, porta con te l'amore. E' l'unica cosa che conta


La vacanza è una concessione, un dono che la vita ci offre,
quindi non la spreco. Un tempo troppo prezioso per disperderlo tra litigate e lamentele trascinate. La mia scala di valori in vacanza ha altre priorità: guardare con occhi ironici e grotteschi le cose tendenzialmente brutte e esaltare, potenziare e trovare un significato poetico alle cose che mi piacciono.
In vacanza inforco metaforicamente i miei occhiali con le lenti rosa e voglio vedere tutto rosa! Se state partendo per le vacanze, fate questo esercizio, mettetevi gli occhiali dalle lenti rosa vi assicuro che funzionerà.
G. G. Márquez una volta disse: "La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla".
Venti giorni in Sicilia mi hanno fortificato lo spirito, sono stati giorni di mare, di sole e di amore, proprio come avevo sperato. La mattina aprivo gli occhi presto, preparavo il caffè, lo macchiavo con un po' di latte di mandorle e andavo a svegliare Edu, poi lentamente capivamo come volevamo iniziare la giornata, così lasciandoci semplicemente vivere.
Ricordi preziosi da mettere da parte e ritirare fuori all'occorrenza, istantanee che ripesco nel mio cervello: io e Edu che facciamo interminabili bagni in mare e interminabili camminate tra antichi sentieri di pietra, le chiacchiere divertenti mentre ceniamo a casa di Silvio, vecchio pescatore dell'isola di Alicudi... e poi la notte a guardare il cielo nero pieno di stelle grosse come fari in autostrada e il rumore del mare che come un mantra ci porta a formulare pensieri misti di malinconia e serenità.

Se c'è un inizio, c'è sempre una fine, anche per le vacanze. Era l'alba della nostra partenza, il vocio dei pescatori che rientravano a casa mi aveva svegliato e io non volevo più prendere sonno.
Silenziosamente sono sceso a preparare il caffè, ci ho messo dentro un po' di latte di mandorle e sono andato a svegliare Edu, per l'ultimo bagno di quella nostra estate.
Il cielo in alto era ancora scuro, ma dietro la linea d'orizzonte, un sole dorato illuminava il mare, le pareti scoscese di roccia e la vegetazione marina formavano ombre morbide e soffuse; nei fondali nitidi nuotavano piccoli pesci d'argento.
In rispettoso silenzio siamo entrati in quell'acqua fresca e accogliente, siamo restati così per un po', muovendo ogni tanto le gambe, ogni tanto le braccia, tanto per restare a galla. Eduardo, tra mille riflessi di luce, abbronzato, con il suo sorriso bianchissimo mi sussurrava "Ti amo tanto", per non sovrastare il lento sciabordio.
E io mi ritrovavo confuso e sopraffatto al solo pensiero di essere circondato da tanta bellezza e comprendere lucidamente di far parte di quel privilegio. Il privilegio di sentire che la vita in quell'istante mi stava cullando tra le sue immense braccia.

Quando due (tuoi amici) si lasciano. Ecco come ho sostenuto Mr.X e Mr.Y, separati dopo 9 anni


Prima o poi tocca a tutti, non importa chi lascia o chi è lasciato. Una settimana fa è toccato ad una coppia di nostri amici. Dopo 9 anni uno dei due ha cominciato il discorso e, dopo ore di dolore, lacrime, parole e parolacce, i due hanno rotto. Come un pesante sipario che si chiude, travolgendo progetti e aspettative, rimettendo in discussione tutto. La rabbia e la delusione hanno distrutto il centro del rapporto,quella intimità unica e privata che ogni coppia, etero o omo che sia, crea e rafforza con la quotidianità.
Il compito di noi amici è quello di restare più neutrali possibile, pur esprimendo le nostre opinioni e rispettare le loro esigenze di persone ferite che stanno elaborando il famoso concetto del lutto. Che fatica dividerci equamente, ora che la promozione 2 al tempo di 1 è finita.
Mentre Mr.X vuole andare a ballare, cenare fuori e fare cose pazze (simulando allegria) per recuperare un fantomatico tempo perduto; Mr.Y, invece, si scopre intimista e ci costringe ad andare a mostre fotografiche sulla Cambogia e a cene sussurrate a base di musica classica. Con Edu, riflettevamo proprio su questo. L'errore in cui si cade più facilmente (metaforicamente parlando), è quello di ritagliare una foto del nostro partner, metterla su un fondale e pensare poi che quella foto e quel fondale non cambieranno mai. Così, dai discorsi di Mr.X e Mr.Y, dalle loro richieste, ho intuito che la crisi era innescata da tempo e da tempo non avevano più l'esigenza di approfondirla, di superarla e che in comune, alla fine, avevano solo una cosa. L'essere gay.

Digressione: il termine "gay" si usa anche in casi dove al soggetto omosessuale in questione di "gaio" non è rimasto nulla? Un omosessuale continua a essere "gaio" anche quando indossa dolcevita neri, ha gli occhi velati di malinconia e piange ogni cinque minuti?
Una tendenza che abbiamo riscontrato in alcune ex coppie di amici, è quella che li  vede restare, dopo la separazione, anche a distanza di mesi, inspiegabilmente connesse. Di fatto i nostri Mr.X e Mr.Y, dopo anni di convivenza, hanno le stesse fasi, entrambi non rispondono al telefono, mandano sms allo stesso momento e, in sincrono ti richiamano per invitarti la stessa sera, alla stessa ora, ad uscire. Esattamente a me e a Edu è successo questo, quindi che fare? Bugie bianche o declinare entrambi gli inviti? Noi abbiamo preso la scelta della sincerità. Quindi ieri a cena con Mr.X (che ci ha chiamato 2 minuti prima di Mr.Y) e oggi aperitivo con Mr.Y.
Parleremo ancora di decantazione del dolore, dell'importanza della rigenerazione, spostando l'attenzione sulle nuove possibilità che la vita può offrire e su come sia fondamentale esorcizzare luoghi, cibi, canzoni e amici condivisi con l'Ex. Poi la classica frase di una banalità disarmante, ma proprio per questo vera. E chi come me c'è già passato lo sa: "Il tempo aggiusta tutto, il tempo che scorre ridistribuisce il valore alle cose e agli eventi, si tornerà a sorridere, si tornerà a mettersi in gioco".
Anche se per un po', cari neo-single, i vostri i pensieri saranno colonizzati da rabbiosi e dolorosi improvvisi flussi di coscienza.

lunedì

Ero al Pride, ma pensavo all'Isis...


Qui a Dublino, questo Pride è stato storico, è di fatto il primo Pride in Irlanda dove si sono celebrati i diritti umani, dove è stata glorificata una nazione intera, che si riconosce nell'uguaglianza di tutte le diverse realtà che la compongono. Vi pare poco? A noi no.
Quella mattina mentre con Edu mi recavo al corteo ero molto combattuto. Il giorno prima, apprendendo la bellissima notizia dell'estensione del diritto al matrimonio a tutti negli Usa, un senso di fiducia e un rispetto per l'umanità mi avevano fatto brillare di speranza. Sensazione subito oscurata dopo aver letto dei massacri avvenuti ad opera dei terroristi dell'Isis.
Fermi ad un angolo di O'Connell Street, mentre aspettavamo alcuni amici, i carri carichi di musica e colori iniziavano a muoversi e persone di qualsiasi appartenenza sociale, sessuale, economica e razziale. Sfilavano davanti a noi fianco a fianco, ma il mio cervello elaborava la paura e la reale minaccia, la mia espressione era dura e assente. Arrivarono Marilou e Federico, una coppia etero e convivente per scelta, poi ci raggiunsero Alvi una professoressa universitaria di mezza età, lesbica e single insieme a Rubina e Otilya, che sono state fidanzate per un po' di mesi ed ora sono rimaste ottime amiche. Mancava solo Elan, il marito e i loro quattro figli che non tardarono ad arrivare.
Edu, con tono preoccupato mi chiese: "Ale, tutto ok? Stiamo andando ad una festa, non ad un funerale". Gli spiegai i motivi di quella mia espressione e iniziammo a discuterne tutti insieme. Eravamo lì a marciare, parlando di quella che abbiamo definito quasi subito una "guerra geo-morale". Tra battute, passi di ballo e commenti seri, dopo circa un'ora arrivammo a destinazione, Merrion Square Park. Il corteo stava finendo e noi avevamo trovato una risposta che ci metteva tutti d'accordo.
In questi tempi di orchi e di draghi, dobbiamo serrare i ranghi, restare uniti... restare umani. Noi cittadini comuni, per contrastare questa avanzata, non dovremmo mai commettere l'errore di mettere in campo (moralmente parlando) una forza opposta ed identica. È necessario esprimersi attraverso una forza opposta e contraria. Per capirci, non si può affermare "Je suis Charlie" perché si disprezzano, o si giudicano inferiori, i musulmani, le donne o gli omosessuali.
Quindi, "Je suis Gay Pride", se vogliamo darci tutti una speranza concreta e ricostruire senza paura una società equa, dove ogni individuo, ogni essere umano, nel suo tragitto dalla nascita alla morte, sia messo nelle condizioni di autodeterminare la propria dignità come meglio crede e abbia a disposizione quelle possibilità per esprimersi al meglio. Possibilità insite nella pacifica convivenza e nella comprensione di tutte le differenze.
Intanto la festa del Pride continuava, nella piazza stracolma. Sul palco era appena salita Panti Bliss, una famosa Drag Queen amata e rispettata per le sue battaglie civili. Stava girando un video da lasciare alle generazioni future e con un cenno ci esortava tutti ad urlare un liberatorio e commosso: "Grazie Irlanda!". Perché, si sa, "il ringraziamento è la vibrazione più pura che oggi esista sul pianeta.

Italian Pride 2020...


Questo racconto di fantasia si basa su fatti realmente accaduti e che purtroppo continuano ad accadere.
Tutto iniziò a precipitare nell'estate di alcuni anni fa, quando gruppi di estrema destra s'infiltrarono in un corteo del Gay Pride di Milano e, armati di mazze da baseball, iniziarono a darle di santa ragione a tutti quelli che capitavano a tiro. Una mia amica, ad esempio, quel giorno ci ha rimesso un occhio. Nel senso che, con una mazzata in piena faccia gli è proprio volato via. Mi raccontava che, mentre colpivano la gente, i ragazzi di estrema destra urlavano slogan tipo: "Fuori i froci dall'Italia!", "La famiglia è una sola!", "Ve la correggiamo noi la vostra natura!".
Da allora sono successe molte cose, i diritti civili per le persone Lgbt non sono più arrivati e il Parlamento europeo, dopo diversi richiami, ha preso la palla al balzo e ha estromesso l'Italia dalla Comunità europea. L'Italia ha trovato così un buon sostegno morale ed economico dalla Russia e da alcuni paesi Arabi e Africani. Molte aziende si sono trasferite (perfino Dolce & Gabbana) o si sono adeguate ai nuovi standard imposti. Ikea ad esempio, ha smesso di usare coppie omosessuali nelle sue pubblicità. Le famiglie arcobaleno sono solo un ricordo, da quando un ddl proposto dal PNF (Partito Nazionalista Familyday) è stato votato all'unanimità.
La legge, inoltre, prevede che ogni coppia omosessuale che decide di restare in Italia e regolarizzare la propria posizione sia tenuta a comunicare il nome del partner designato al cambio di sesso, entro e non oltre sei mesi prima la scadenza della celebrazione del matrimonio civile. Per le coppie con figli, il richiamo è ad effetto immediato, perché ogni bambino ha diritto ad una mamma e ad un papà. Ai single con figli minorenni, che si rifiutano di trovarsi un partner, ne sarà assegnato uno a caso, estratto dalle liste statali.
Per tutti i soggetti Lgbt, che frequentano con profitto le terapie riparative lo Stato italiano provvede al reinserimento sociale. Nelle scuole statali, invece, durante l'ora di educazione civica, alle bambine viene insegnata Economia domestica, Portamento, Conversazione e per le più grandi, Introduzione ai doveri coniugali e Dovere della procreazione. Ai maschi viene insegnato a sparare alle sagome, a guidare mezzi pesanti e, ovviamente, è basilare la Teoria del gioco del calcio applicata alla vita di tutti i giorni. Ci dicono che ci sono cose più importanti e urgenti da risolvere, rispetto a questa storia dei diritti civili per i froci; ci dicono che noi non siamo una priorità, perché alla fine non facciamo parte del reale tessuto sociale.
Molti di noi, si sono rifugiati all'estero e quelli rimasti sono schedati e controllati periodicamente dalla polizia morale. Anche quest'anno alcuni superstiti proveranno a sfilare al Pride, ma alla fine succederà come l'anno scorso. Arriveranno le forze dell'ordine a protezione del solito gruppo di nazionalisti per la famiglia, che al grido di "Basta froci!" prenderanno due o tre di noi a caso. E, dopo averci bendato, ci butteranno di sotto da qualche balcone, così come atto dimostrativo, come monito.
Sì, alla fine ci siete riusciti, ci avete tolto quel sorriso e quella gioia ottimista che mostravamo ai nostri cortei. Alla fine siete riusciti a toglierci anche quella stupida fiducia che riponevamo nel genere umano e nei nostri "fratelli", alla fine siamo diventati come volevate voi, siamo diventati invisibili. Ma noi non molliamo e non molleremo. Perché come ha detto una volta qualcuno: "Nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso".