Era
un caldo pomeriggio autunnale, eravamo a casa dei miei e avevamo
appena finito di pranzare, solo noi quattro, mio padre, mia madre,
Eduardo ed io, era la tipica situazione da post-pranzo domenicale,
quando hai mangiato anche le pastarelle, bevuto l'amaro e aspetti
solo il caffè, per poi concederti una breve pennichella seduto sul
divano.
Mentre
preparavo il caffè e ascoltavo da mia madre le ultime notizie della
famiglia, dalla finestra della cucina, osservavo mio padre e Edu,
erano in giardino che fumavano e parlavano come due amici, mio padre
lo teneva sottobraccio mostrandogli i piccoli alberelli che aveva
appena piantato. Fino a l'ultima volta, lo aveva tenuto a distanza,
salutandolo con veloci strette di mano e restando volutamente sulle
sue, parlandogli il meno possibile. Mio padre aveva conosciuto i miei
due ex e anche a loro li aveva trattati con diffidenza, non gli
piacevano, li definiva individui snob e immaturi e poi dentro di se, sperava in una
mia sempre più improbabile “conversione” eterosessuale.
Prima
di andare via ci salutammo e questa volta “i due”, oltre alla convenzionale stretta di mano (che fù più amichevole e prolungata), si scambiarono anche un
bacio sulla guancia, mia madre invece ci abbracciò entrambi,
contemporaneamente.
Era
ormai il crepuscolo e ci trovavamo sulla via del ritorno,
l'autostrada era poco trafficata, Eduardo aveva abbassato il sedile e
stava con gli occhi chiusi sopraffatto dalla stanchezza.
Guidando
misi a posto alcuni pensieri, mettendoli a fuoco e dandogli una
collocazione.
Le
mie due storie precedenti si distinguevano per opposti. La prima era
dominata da quella che erroneamente definivo “passione”, una
serie di litigi e prese di posizione, seguite da grosse scenate, dove
venivano coinvolti oggetti e persone che si trovavano a tiro, dopo un
anno, ci lasciammo, quando capimmo che “il palco del nostro
rapporto” era troppo piccolo per starci insieme. La seconda storia,
fu caratterizzata invece dalla noia e dall'incomprensione, che
protrasse il rapporto fino ad una lunga ed estenuante agonia, che
tolti i primi mesi, durò circa quattro anni e alla fine anche il
semplice affetto venne meno.
Ci
sono due modi di vivere la vita e quindi l'amore che ne è l'essenza,
le Giostrine e le Montagne Russe, le prime, sono rassicuranti e
costantemente prevedibili, ti danno la sensazione di fare tanta
strada, ma alla fine ti ritrovi sempre li, a pochi metri dal perno
centrale,che fa girare il tutto, il perno delle idee radicate, dove
ci sbatti la faccia, senza indietreggiare o avanzare di un passo; il
perno, che ti fa credere che le cose devono andare per forza così,
quel perno che ti tiene per le palle e non ti lascia andare, quel
perno che scambia il vittimismo per dignità e la ricerca di riscatto
per stupidità.
Poi
ci sono appunto, le Montagne Russe, quelle che fanno venire il mal di
testa e la nausea, ma dove una volta partiti si può scendere solo
alla fine del percorso... stordito e un po confuso ti giri indietro e
ti accorgi di aver superato salite e discese vertiginose e di essere
riuscito a fare perfino il giro della morte.
Ecco,
in quel giorno appena trascorso, anche mio padre era sceso dalla
Giostrina per salire sulle Montagne Russe, lasciandosi alle
spalle le ultime convinzioni ormai poco convincenti e abbracciando
Eduardo aveva accettato definitivamente e totalmente ... me.
Ed
io? Beh, anche io alla fine, dopo rapporti di formazione, proprio
quel giorno avevo deciso di fare lo stesso e per
la prima volta mettere in pratica tutta la mia esperienza per un
rapporto nuovo, ma nuovo sul serio, esponendo anche le mie debolezze, sapendo che Eduardo ne avrebbe avuto cura. Quando ci conoscemmo per lui fù colpo di fulmine, mi amò da subito, mi amò fin dal primo
giorno, questa energia benefica era palpabile, dopo
tanti mesi di convivenza, ebbi la assoluta certezza che la qualità
del bene che lui voleva per me, era la stessa che io volevo per lui,
i valori umani coincidevano e anche litigare era un confronto dove ne
uscivamo e ne usciamo ogni volta arricchiti entrambi, il nostro
rapporto ci rende migliori, io da quando sto con Eduardo sono un
uomo migliore.
La
strada iniziò a salire, la macchina rallentò e mi trovai in cima ad
una discesa a strapiombo, di fronte a me un enorme impalcatura di
ferro, formata da salite e discese, intravedevo anche il giro della
morte, ora spettava a me...scendere dalla macchina o proseguire? Edu
dormiva profondamente, misi in folle, tolsi il piede dal freno e mi
lasciai trasportare.
Nello
stupore della vertigine urlai tra me e me...
Io
amo, razionalmente amo, lucidamente amo!
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