domenica

I nostri post su l'Huffington Post

Ciao a tutti.
http://www.huffingtonpost.it/ale-e-edu/
Da un po' di tempo il nostro blog e' ospitato sulle pagine dell'Huffington Post. Quello in giallo e' l'indirizzo...  Ci vediamo li.
Ale E Edu

giovedì

In Irlanda la parola "amore" esiste. Sarà festa nazionale per i matrimoni gay?


In Irlanda si sta discutendo sulla possibilità di inserire nel calendario nazionale una nuova festa. Un giorno di bank holiday per commemorare il passaggio al same sex marriage, dopo la vittoria dei sì, al referendum tenutosi il 23 maggio di quest'anno. Tutto nasce da una semplice lettera scritta da un cittadino e spedita al partito Sinn Fein, l'uomo chiede all'Irlanda di riconoscere questa data storica come festa Nazionale " ...alle future generazioni, non solo per l'emancipazione degli omosessuali, ma per l'uguaglianza di tutti i cittadini" la lettera è stata poi letta in una seduta della Camera e presa così seriamente in considerazione, che questa ipotetica festa Nazionale ha già un nome " Equality Day".
Che gli Irlandesi (specialmente i Dubliners) siano degli edonisti è appurato: bevono, mangiano e si divertono come se non ci fosse un domani e l' Equality Day potrebbe rivelarsi l'ennesima buona occasione per fare bisboccia. Ma è sopratutto il rivendicare il diritto di una società a rigenerarsi e di capire e assorbire i mutamenti sociali in atto, quando questi comprendono valori umanamente riconosciuti. Un giorno per ricordare che siamo tutti uguali, perché siamo tutti diversi, perché siamo tutti uguali nella nostra unicità.
Restando in tema di matrimoni civili, qui a Dublino proprio l'altro giorno i nostri vicini di casa Deirdre e Pieter si sono sposati. È stata una cerimonia bellissima, lei con il classico abito bianco, lui e i testimoni in un impeccabile completo scuro. La cerimonia e la festa si sono tenuti in un mulino, poco fuori Dublino, una giornata passata tra lacrime (di gioia), brindisi con bevute clamorose e balli per celebrare l'amore, l'amore tra due persone che decidono di condividere le proprie esistenze e le proprie risorse.
Io e Edu siamo rimasti sorpresi e commossi, quando proprio Mary, la mamma della sposa, dopo aver tolto un fiore dal bouquet della figlia, è venuta verso di noi e porgendocelo, ha detto: "Ragazzi, questo rosa è per voi, perché voglio confermare tutto quello che mia figlia e mio genero pensano di voi, siete una coppia unita e generosa, sempre disponibile, siete gli amici e vicini di casa che ognuno vorrebbe, ma che pochi meritano e dato che sono una tradizionalista che crede nell'amore, mi dovete fare una promessa, lo so che siete già uniti civilmente, ma voi due siete destinati al matrimonio e ovviamente voglio essere la prima ad essere invitata... promettete?".
Si, Mary te lo promettiamo e tu sarai l'invitata d'onore, insieme alle nostre famiglie. E, se ci riusciamo, vorremmo sposarci proprio il 23 maggio, il giorno dell'uguaglianza, il giorno che l'Irlanda ha restituito alla parola "amore" il suo significato integro e rivoluzionario.

venerdì

La storia di Giada, che ama una donna "etero" (che non lascerà il marito)


Per qualche minuto aveva smesso di piovere, così mi ero infilato le scarpe e ne avevo approfittato per portare Pedro a fare la pipì. Passando davanti al bistrò sotto casa, Marco il proprietario, e anche mio amico, con un cenno di saluto mi invitava a bere un bicchiere di rosso, che con quel freddo ci stava tutto. Fuori ricominciava a piovere forte, all'interno luci basse e poche persone sedute ai tavoli.
Ero dentro. Dietro il bancone, Marco, barba e ciuffo hipster, interrompe la conversazione e mi presenta Giada, una bella donna mediterranea di circa quarant'anni, poi con tono malinconico e arrabbiato riprende a parlare della sua ex. A distanza di un anno dalla separazione, anche se ormai si sentono solo attraverso rarissimi e banali sms, c'è ancora filo che li unisce, fatto di risentimento e attrazione fisica, un filo ancora troppo stretto, che fa male e che non gli permette di concedersi nuove possibilità.
A Giada invece quel filo, che lei definisce amore, la sta lentamente strangolando. Da più di dieci anni, vive una relazione semi-clandestina con un'altra donna, sposata con un uomo e madre di due figli. 
Chiedo dettagli, cerco di capire e mi arrendo quasi subito. Ci sono storie d'amore che iniziano con un un ideale edificante, ma poi questo ideale per una stupida distrazione o, per una mancanza di educazione sentimentale, viene perduto per strada e impercettibilmente subentra l'abitudine. L'adattabilità morale e spirituale dell'essere umano è sempre sorprendente.
La storia di Giada, è la storia di una ragazza, che ha accettato il suo ruolo di amante, accettando anche una storia di frustrazioni e umiliazioni, che l'hanno sentimentalmente debilitata e resa cinica e insicura. Tutto nasce dalla sostanziale sperequazione su cui si basa il rapporto tra lei e l'altra (l'insospettabile lesbica). L'altra ha un nucleo familiare di riferimento, ha un marito che non ama (come tante donne sposate) ma con cui continua a vivere e ha, appunto, due figli adolescenti, con i quali ha un rapporto difficile e conflittuale e che probabilmente hanno intuito il tipo di relazione che lega la loro madre all'amica Giada.
Invece Giada è sola, isolata e non cerca nessun'altra, vuole lei e solo lei. Si può vivere in funzione di un rapporto fatto di codici e speranze? E di una storia che non va da nessuna parte, tranne il day by day? Si può accettare che il proprio amore, sia così distante dall'amor proprio?
Mi ricordo del mio innamoramento con Edu e di tutta quell'energia innescata, un propellente eccezionale, capace di vincere conflitti e superare pregiudizi (come il suo coming out). Perché quello che volevamo era solo stare insieme. Amando Edu, sono giunto ad una conclusione, che non pretendo certo sia una verità assoluta, ma è la mia verità. L'amore subentra con la conoscenza, è una scelta, un esercizio di responsabilità, che deve renderci più belli fuori e dentro, noi e il nostro partner, contemporaneamente e indissolubilmente.
Bevuto l'ultimo sorso di vino, fisso Giada negli occhi e le chiedo: "Ma se dieci anni fa, ti avessi mostrato la foto sentimentale di ciò che sei ora, della donna che sei diventata, l'avresti frequentata comunque?". Tra sospiri e sguardi nel vuoto i suoi occhi si fanno lucidi e mi risponde un lento e consapevole "no".

martedì

Se stai partendo per le vacanze, porta con te l'amore. E' l'unica cosa che conta


La vacanza è una concessione, un dono che la vita ci offre,
quindi non la spreco. Un tempo troppo prezioso per disperderlo tra litigate e lamentele trascinate. La mia scala di valori in vacanza ha altre priorità: guardare con occhi ironici e grotteschi le cose tendenzialmente brutte e esaltare, potenziare e trovare un significato poetico alle cose che mi piacciono.
In vacanza inforco metaforicamente i miei occhiali con le lenti rosa e voglio vedere tutto rosa! Se state partendo per le vacanze, fate questo esercizio, mettetevi gli occhiali dalle lenti rosa vi assicuro che funzionerà.
G. G. Márquez una volta disse: "La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla".
Venti giorni in Sicilia mi hanno fortificato lo spirito, sono stati giorni di mare, di sole e di amore, proprio come avevo sperato. La mattina aprivo gli occhi presto, preparavo il caffè, lo macchiavo con un po' di latte di mandorle e andavo a svegliare Edu, poi lentamente capivamo come volevamo iniziare la giornata, così lasciandoci semplicemente vivere.
Ricordi preziosi da mettere da parte e ritirare fuori all'occorrenza, istantanee che ripesco nel mio cervello: io e Edu che facciamo interminabili bagni in mare e interminabili camminate tra antichi sentieri di pietra, le chiacchiere divertenti mentre ceniamo a casa di Silvio, vecchio pescatore dell'isola di Alicudi... e poi la notte a guardare il cielo nero pieno di stelle grosse come fari in autostrada e il rumore del mare che come un mantra ci porta a formulare pensieri misti di malinconia e serenità.

Se c'è un inizio, c'è sempre una fine, anche per le vacanze. Era l'alba della nostra partenza, il vocio dei pescatori che rientravano a casa mi aveva svegliato e io non volevo più prendere sonno.
Silenziosamente sono sceso a preparare il caffè, ci ho messo dentro un po' di latte di mandorle e sono andato a svegliare Edu, per l'ultimo bagno di quella nostra estate.
Il cielo in alto era ancora scuro, ma dietro la linea d'orizzonte, un sole dorato illuminava il mare, le pareti scoscese di roccia e la vegetazione marina formavano ombre morbide e soffuse; nei fondali nitidi nuotavano piccoli pesci d'argento.
In rispettoso silenzio siamo entrati in quell'acqua fresca e accogliente, siamo restati così per un po', muovendo ogni tanto le gambe, ogni tanto le braccia, tanto per restare a galla. Eduardo, tra mille riflessi di luce, abbronzato, con il suo sorriso bianchissimo mi sussurrava "Ti amo tanto", per non sovrastare il lento sciabordio.
E io mi ritrovavo confuso e sopraffatto al solo pensiero di essere circondato da tanta bellezza e comprendere lucidamente di far parte di quel privilegio. Il privilegio di sentire che la vita in quell'istante mi stava cullando tra le sue immense braccia.

Quando due (tuoi amici) si lasciano. Ecco come ho sostenuto Mr.X e Mr.Y, separati dopo 9 anni


Prima o poi tocca a tutti, non importa chi lascia o chi è lasciato. Una settimana fa è toccato ad una coppia di nostri amici. Dopo 9 anni uno dei due ha cominciato il discorso e, dopo ore di dolore, lacrime, parole e parolacce, i due hanno rotto. Come un pesante sipario che si chiude, travolgendo progetti e aspettative, rimettendo in discussione tutto. La rabbia e la delusione hanno distrutto il centro del rapporto,quella intimità unica e privata che ogni coppia, etero o omo che sia, crea e rafforza con la quotidianità.
Il compito di noi amici è quello di restare più neutrali possibile, pur esprimendo le nostre opinioni e rispettare le loro esigenze di persone ferite che stanno elaborando il famoso concetto del lutto. Che fatica dividerci equamente, ora che la promozione 2 al tempo di 1 è finita.
Mentre Mr.X vuole andare a ballare, cenare fuori e fare cose pazze (simulando allegria) per recuperare un fantomatico tempo perduto; Mr.Y, invece, si scopre intimista e ci costringe ad andare a mostre fotografiche sulla Cambogia e a cene sussurrate a base di musica classica. Con Edu, riflettevamo proprio su questo. L'errore in cui si cade più facilmente (metaforicamente parlando), è quello di ritagliare una foto del nostro partner, metterla su un fondale e pensare poi che quella foto e quel fondale non cambieranno mai. Così, dai discorsi di Mr.X e Mr.Y, dalle loro richieste, ho intuito che la crisi era innescata da tempo e da tempo non avevano più l'esigenza di approfondirla, di superarla e che in comune, alla fine, avevano solo una cosa. L'essere gay.

Digressione: il termine "gay" si usa anche in casi dove al soggetto omosessuale in questione di "gaio" non è rimasto nulla? Un omosessuale continua a essere "gaio" anche quando indossa dolcevita neri, ha gli occhi velati di malinconia e piange ogni cinque minuti?
Una tendenza che abbiamo riscontrato in alcune ex coppie di amici, è quella che li  vede restare, dopo la separazione, anche a distanza di mesi, inspiegabilmente connesse. Di fatto i nostri Mr.X e Mr.Y, dopo anni di convivenza, hanno le stesse fasi, entrambi non rispondono al telefono, mandano sms allo stesso momento e, in sincrono ti richiamano per invitarti la stessa sera, alla stessa ora, ad uscire. Esattamente a me e a Edu è successo questo, quindi che fare? Bugie bianche o declinare entrambi gli inviti? Noi abbiamo preso la scelta della sincerità. Quindi ieri a cena con Mr.X (che ci ha chiamato 2 minuti prima di Mr.Y) e oggi aperitivo con Mr.Y.
Parleremo ancora di decantazione del dolore, dell'importanza della rigenerazione, spostando l'attenzione sulle nuove possibilità che la vita può offrire e su come sia fondamentale esorcizzare luoghi, cibi, canzoni e amici condivisi con l'Ex. Poi la classica frase di una banalità disarmante, ma proprio per questo vera. E chi come me c'è già passato lo sa: "Il tempo aggiusta tutto, il tempo che scorre ridistribuisce il valore alle cose e agli eventi, si tornerà a sorridere, si tornerà a mettersi in gioco".
Anche se per un po', cari neo-single, i vostri i pensieri saranno colonizzati da rabbiosi e dolorosi improvvisi flussi di coscienza.

lunedì

Ero al Pride, ma pensavo all'Isis...


Qui a Dublino, questo Pride è stato storico, è di fatto il primo Pride in Irlanda dove si sono celebrati i diritti umani, dove è stata glorificata una nazione intera, che si riconosce nell'uguaglianza di tutte le diverse realtà che la compongono. Vi pare poco? A noi no.
Quella mattina mentre con Edu mi recavo al corteo ero molto combattuto. Il giorno prima, apprendendo la bellissima notizia dell'estensione del diritto al matrimonio a tutti negli Usa, un senso di fiducia e un rispetto per l'umanità mi avevano fatto brillare di speranza. Sensazione subito oscurata dopo aver letto dei massacri avvenuti ad opera dei terroristi dell'Isis.
Fermi ad un angolo di O'Connell Street, mentre aspettavamo alcuni amici, i carri carichi di musica e colori iniziavano a muoversi e persone di qualsiasi appartenenza sociale, sessuale, economica e razziale. Sfilavano davanti a noi fianco a fianco, ma il mio cervello elaborava la paura e la reale minaccia, la mia espressione era dura e assente. Arrivarono Marilou e Federico, una coppia etero e convivente per scelta, poi ci raggiunsero Alvi una professoressa universitaria di mezza età, lesbica e single insieme a Rubina e Otilya, che sono state fidanzate per un po' di mesi ed ora sono rimaste ottime amiche. Mancava solo Elan, il marito e i loro quattro figli che non tardarono ad arrivare.
Edu, con tono preoccupato mi chiese: "Ale, tutto ok? Stiamo andando ad una festa, non ad un funerale". Gli spiegai i motivi di quella mia espressione e iniziammo a discuterne tutti insieme. Eravamo lì a marciare, parlando di quella che abbiamo definito quasi subito una "guerra geo-morale". Tra battute, passi di ballo e commenti seri, dopo circa un'ora arrivammo a destinazione, Merrion Square Park. Il corteo stava finendo e noi avevamo trovato una risposta che ci metteva tutti d'accordo.
In questi tempi di orchi e di draghi, dobbiamo serrare i ranghi, restare uniti... restare umani. Noi cittadini comuni, per contrastare questa avanzata, non dovremmo mai commettere l'errore di mettere in campo (moralmente parlando) una forza opposta ed identica. È necessario esprimersi attraverso una forza opposta e contraria. Per capirci, non si può affermare "Je suis Charlie" perché si disprezzano, o si giudicano inferiori, i musulmani, le donne o gli omosessuali.
Quindi, "Je suis Gay Pride", se vogliamo darci tutti una speranza concreta e ricostruire senza paura una società equa, dove ogni individuo, ogni essere umano, nel suo tragitto dalla nascita alla morte, sia messo nelle condizioni di autodeterminare la propria dignità come meglio crede e abbia a disposizione quelle possibilità per esprimersi al meglio. Possibilità insite nella pacifica convivenza e nella comprensione di tutte le differenze.
Intanto la festa del Pride continuava, nella piazza stracolma. Sul palco era appena salita Panti Bliss, una famosa Drag Queen amata e rispettata per le sue battaglie civili. Stava girando un video da lasciare alle generazioni future e con un cenno ci esortava tutti ad urlare un liberatorio e commosso: "Grazie Irlanda!". Perché, si sa, "il ringraziamento è la vibrazione più pura che oggi esista sul pianeta.

Italian Pride 2020...


Questo racconto di fantasia si basa su fatti realmente accaduti e che purtroppo continuano ad accadere.
Tutto iniziò a precipitare nell'estate di alcuni anni fa, quando gruppi di estrema destra s'infiltrarono in un corteo del Gay Pride di Milano e, armati di mazze da baseball, iniziarono a darle di santa ragione a tutti quelli che capitavano a tiro. Una mia amica, ad esempio, quel giorno ci ha rimesso un occhio. Nel senso che, con una mazzata in piena faccia gli è proprio volato via. Mi raccontava che, mentre colpivano la gente, i ragazzi di estrema destra urlavano slogan tipo: "Fuori i froci dall'Italia!", "La famiglia è una sola!", "Ve la correggiamo noi la vostra natura!".
Da allora sono successe molte cose, i diritti civili per le persone Lgbt non sono più arrivati e il Parlamento europeo, dopo diversi richiami, ha preso la palla al balzo e ha estromesso l'Italia dalla Comunità europea. L'Italia ha trovato così un buon sostegno morale ed economico dalla Russia e da alcuni paesi Arabi e Africani. Molte aziende si sono trasferite (perfino Dolce & Gabbana) o si sono adeguate ai nuovi standard imposti. Ikea ad esempio, ha smesso di usare coppie omosessuali nelle sue pubblicità. Le famiglie arcobaleno sono solo un ricordo, da quando un ddl proposto dal PNF (Partito Nazionalista Familyday) è stato votato all'unanimità.
La legge, inoltre, prevede che ogni coppia omosessuale che decide di restare in Italia e regolarizzare la propria posizione sia tenuta a comunicare il nome del partner designato al cambio di sesso, entro e non oltre sei mesi prima la scadenza della celebrazione del matrimonio civile. Per le coppie con figli, il richiamo è ad effetto immediato, perché ogni bambino ha diritto ad una mamma e ad un papà. Ai single con figli minorenni, che si rifiutano di trovarsi un partner, ne sarà assegnato uno a caso, estratto dalle liste statali.
Per tutti i soggetti Lgbt, che frequentano con profitto le terapie riparative lo Stato italiano provvede al reinserimento sociale. Nelle scuole statali, invece, durante l'ora di educazione civica, alle bambine viene insegnata Economia domestica, Portamento, Conversazione e per le più grandi, Introduzione ai doveri coniugali e Dovere della procreazione. Ai maschi viene insegnato a sparare alle sagome, a guidare mezzi pesanti e, ovviamente, è basilare la Teoria del gioco del calcio applicata alla vita di tutti i giorni. Ci dicono che ci sono cose più importanti e urgenti da risolvere, rispetto a questa storia dei diritti civili per i froci; ci dicono che noi non siamo una priorità, perché alla fine non facciamo parte del reale tessuto sociale.
Molti di noi, si sono rifugiati all'estero e quelli rimasti sono schedati e controllati periodicamente dalla polizia morale. Anche quest'anno alcuni superstiti proveranno a sfilare al Pride, ma alla fine succederà come l'anno scorso. Arriveranno le forze dell'ordine a protezione del solito gruppo di nazionalisti per la famiglia, che al grido di "Basta froci!" prenderanno due o tre di noi a caso. E, dopo averci bendato, ci butteranno di sotto da qualche balcone, così come atto dimostrativo, come monito.
Sì, alla fine ci siete riusciti, ci avete tolto quel sorriso e quella gioia ottimista che mostravamo ai nostri cortei. Alla fine siete riusciti a toglierci anche quella stupida fiducia che riponevamo nel genere umano e nei nostri "fratelli", alla fine siamo diventati come volevate voi, siamo diventati invisibili. Ma noi non molliamo e non molleremo. Perché come ha detto una volta qualcuno: "Nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso".