venerdì

NOTTE CONFUSA A NEW YORK.

L'ultima volta che siamo andati a N.Y. Abbiamo deciso di prendere un appartamentino nell' East village, niente di che, un punto di appoggio, dove dormire o se troppo stanchi, farsi portare una pizza a domicilio. La palazzina era vecchia, e come oltrepassavi il portoncino, venivi avvolto da una atmosfera , decadente, urbana , jazz, praticamente quello che cerca una coppia gay europea e filo-Hipsters, le scale strette di legno e moquettes fiorata, salivano fin sopra l'ultimo piano, dove noi alloggiavamo. Il monolocale, era poco arredato, con mobili anni '70, un quadro astratto a colori fluorescenti sopra i letto, invece ci riportava alla street art anni '80 e poi le solite due finestre, stile “west side story”,con vista sui tetti, quelle che si aprono verticalmente e danno sul ballatoio in ferro della scala antincendio.
Lo so, dire che NY è bellissima, è poesia urbana, che camminando per Manahttan ti senti parte di un progetto estetico, lo so, è da provinciali dirlo..ma ciò non toglie che effettivamente sia così. We love NY!
Una sera qualsiasi, decidemmo di rivivere i fasti, di quella queerculture che fù, quella dei locali sinistri, dei bar poco raccomandati, atmosfere decisamente in via di estinsione. A Greenwich Village o a Chelsea, dove negli anni '80 si aggiravano loschi figuri vestiti di pelle, stile AL Pacino a “Cruising”, oggi si aggirano turisti in cerca di rassicuranti ristorantini alla moda.
Ma noi comunque riuscimmo a trovare un bar, con insegne al neon, muri scrostati e porta con spioncino e campanello, il nostro ritorno al passato aveva inizio...drrriiin!!
Il posto non aveva un buon odore, l'eta media dei pochi avventori era decisamente alta, probailmente gli stessi clienti da trent'anni, pareti scure, luci basse, bancone circolare in legno nero e marmo verde con un barista portoricano a petto nudo nel centro, la musica deep house completava il tutto, eravamo piacevolmente a disagio.
Simulavamo disinvoltura e fairplay, noi con le nostre magliette stampate e jeans con risvolto, ci sedemmo in quella specie di arena, dove il protagonista indiscusso era il volgarissimo barman esotico, e ordinammo da bere....si fa così no?
Il nostro istinto comune, fu quello di commentare ironicamente il tutto, qualcuno ci osservava accennando sguardi da rimorchio, sorridevamo pensando che “se le pareti potessero parlare, quante ne direbbero”.
Stavamo bene li, mentre bevevamo wodka tonic, ripensavamo a quando questi locali, nascosti, sordidi, tenuti a vista dalla polizia, erano gli unici posti, dove gli omosessuali si rifuggiavano per esprimere come potevano la loro sessualità. Tutti noi (inteso come genere umano), proviamo attrazione verso la nostra zona d'ombra, l'equilibrio sta proprio nel conoscerla, comprenderla educarla, l'equilibrio sta nell'educare anche la nostra parte sociale, ipocrita e puritana, quella del giudizio facile, del giudizio colettivo.
Comunque le chiacchiere stanno a zero, perché da li a pochi minuti, sarebbe successo qualcosa di inaspettato.

Dopo un solo vodka tonic sia io che Edu ci sentivamo completamente storditi, faticavamo a stare in piedi o a parlare...ma che avevano quei cocktail? Forse troppa vodka, guardavo il barman sbiascicando “ma è fortissimo!” accarezzandomi il braccio mi rispondeva “ne vuoi un altro, querito?”... Edu, pure lui, che l'alcol lo regge sul serio, era K.O.,i suoni erano ovattati, le luci e le facce sfocate, barcollando decidemmo di uscire da li, non prima di essere passati in bagno per sciacquarci la faccia o tentare di vomitare... il barman e altri due ci seguirono, ridendo e parlando tra loro, con una gentilezza prepotente, ci toccavano un po dapertutto,cercando di spigerci verso una zona buia... già vedevo noi protagonisti di un snuff movie, venduto sottobanco, Eduardo, iniziò ad alzare la voce, gridando “Help, Help!” alla fine, riuscimmo a liberarci e spingendo e strattonando, ci ritrovammo all'aria fresca, sconvolti, scossi e completamnte fuori, prendemmo un taxi e ci allontanammo da li.
Ne riparlammo a lungo di quella esperienza, cercando di aggiungere dettagli, ma è a tuttoggi confuso; era la nostra suggestione? Volevano derubarci? Volevano farci la festa? O volevano solamente aiutarci? Non potremmo mai dirlo con certezza, un cocktail non ti stende in quel modo,non eravamo nemmeno a digiuno. Ripensandoci ci viene ancora quel senso di disagio, di pericolo metropolitano, quello stato diffuso di imprecisato imbarazzo e a raccontarlo ci da quel brividino dello scampato pericolo... che a noi, infondo infondo, non ci dispiace.


Nessun commento:

Posta un commento